L’appello dei vescovi orientali cattolici d’Europa: rafforzare la comunione tra le Chiese
Giovanni Zavatta – Città del Vaticano
Le tre dimensioni della comunione ecclesiale in Europa (con il Vescovo di Roma, delle Chiese orientali cattoliche sui iuris tra di loro, degli orientali cattolici con la Chiesa di rito latino) hanno scandito le sessioni di lavoro dell’assemblea annuale dei vescovi orientali cattolici d’Europa che si è svolta a Vienna dall’8 all’11 settembre. L’incontro, sul tema Unità nella diversità, ha riunito oltre sessantacinque presuli e più di cento rappresentanti. Organizzato sotto il patrocinio del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee), il vertice si è tenuto nel 250° anniversario del “Barbareum”, il seminario greco-cattolico fondato nella capitale austriaca dall’imperatrice Maria Teresa. Erano presenti al riguardo, fra gli altri, l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Haly?, Sviatoslav Shevchuk, per la Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo di Pre?ov, Jozef Maxim, per la Chiesa greco-cattolica slovacca, e l’arcivescovo di Hajdúdorog, Fülöp Kocsis, per la Chiesa greco-cattolica ungherese.
Unità e diversità
L’obiettivo di rafforzare la comunione tra le varie componenti della Chiesa cattolica in Europa è stato declinato dunque sotto vari aspetti. Per esempio il cardinale prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, Claudio Gugerotti, nella sua relazione ha evidenziato — si legge nel comunicato finale — «il costante dinamismo “sinfonico” che dovrebbe animare i due poli: l’unità e la diversità, ovvero l’universalità (della Chiesa una cattolica) e la specificità (di ognuna delle Chiese sui iuris)». Si tratta tuttavia di un rapporto «non privo di problemi e contrasti sia a livello giurisdizionale che culturale, politico ed economico», ma riguardo al quale la Santa Sede garantisce l’impegno «per sostenere l’auspicata armonia».
Le Chiese orientali, lievito che fa crescere
L’arcivescovo presidente del Ccee, Gintaras Gru?as, ha invece evidenziato la stima e l’apprezzamento con cui le Chiese orientali cattoliche vengono guardate e «i tanti insegnamenti che esse possono e devono offrire alla Chiesa universale in un’Europa sempre più secolarizzata». L’invito è a valorizzare la loro esperienza di “lievito” che «fermenta la farina e la fa crescere da dentro». In particolare, riferendosi alla fase implementativa del sinodo sulla sinodalità, monsignor Gru?as ha messo in evidenza il contributo dei cattolici orientali «a partire dalla loro ricca esperienza di sinodalità-collegialità episcopale, nonché di bilanciamento creativo tra i diversi organismi ecclesiali di partecipazione».
L’ordinariato austriaco
Parlando della comunione degli orientali cattolici con la Chiesa di rito latino, il cardinale Christoph Schönborn, nel suo ruolo di ordinario per i fedeli di rito bizantino residenti in Austria, ha sottolineato l’importanza degli ordinariati «come via costruttiva per tutelare da una parte la specificità di ognuna delle Chiese sui iuris in un territorio di giurisdizione latina e dall’altra per ovviare alle difficoltà che una seconda gerarchia farebbe emergere in territori coestensivi». Come esempio ha portato proprio l’esperienza dell’ordinariato austriaco, cresciuto notevolmente negli ultimi vent’anni e arrivato ad avere oggi quarantatré comunità orientali, sostenute in termini amministrativi (registri di battesimo e di matrimonio) ed economici (sostentamento dei chierici, soprattutto quelli uxorati, per raggiungere una parità di trattamento con il clero di rito latino).
L’orrore della guerra in Ucraina
L’assemblea si è svolta ancora una volta nel triste contesto della guerra in Ucraina. Tale consapevolezza — recita la nota conclusiva — «ha trovato voce nell’esposizione dell’arcivescovo maggiore Shevchuk che ha inoltre ringraziato vivamente per il sostegno e l’aiuto ricevuti, sia dalle Chiese che dalle autorità civili». Non sono mancati «il pensiero e l’attenzione agli altri conflitti in corso che toccano le nostre Chiese sui iuris in tutto il mondo».
I lavori di gruppo sono confluiti in una discussione plenaria dove i partecipanti hanno espresso la volontà di approfondire alcune proposte tese a intensificare gli incontri locali, la formazione dei chierici (soprattutto di rito latino), la reciproca conoscenza (anche attraverso la pubblicazione di documenti canonici), nonché ad affrontare temi più specifici e delicati come il biritualismo nei contesti di diaspora e le relazioni ecumeniche con le Chiese ortodosse relativamente alla validità dei sacramenti e al riconoscimento della successione apostolica.
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