Meeting, Acutis e Frassati, santi senza "superpoteri" simbolo di "normalità"
Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano
Il santo non ha i "superpoteri", ma "aderisce all'ideale per cui è stato fatto". Nella "normalità", scuote ed è "reazione al marasma generale". Sa "andare in profondità" nel quotidiano, "massimizzando" la propria esistenza, anche attraverso l'umorismo e l'ironia. E forse a "salvare definitivamente la società", sarà proprio un santo. Anzi, una "società di santi". Sono le figure di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, che saranno canonizzati insieme il prossimo 7 settembre, a guidare il panel Santi Nuovi, tenutosi oggi, 27 agosto, nella giornata conclusiva del meeting di Rimini. Tra i relatori Paolo Asolan, docente di Teologia pastorale fondamentale e preside del Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis, Pontificia Università Lateranense; Marco Cesare Giorgio, presidente del Centro Culturale Pier Giorgio Frassati; Antonia Salzano, mamma di Carlo Acutis (presente in videocollegamento); monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e Foligno. A moderare l'incontro è stato Bernhard Scholz, presidente del Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.
Laicato, vocazione e opere: l'eredità di Frassati
“Piergiorgio aveva capito come essere felici nelle circostanze ordinarie della vita”, ha affermato Cesare Giorgio, che ha poi letto le parole dello scrittore Stefano Iacomuzzi, il quale ebbe la possibilità di conoscere alcuni amici di Frassati. “Mi piaceva anche perché faceva da contrappeso alle immagini lontane dei grandi santi”. L'immagine proposta richiama quella già delineata da don Giussani e da Benedetto XVI: il santo “non è colui con i superpoteri, ma colui che aderisce all’ideale per cui è stato fatto”. “Ma cosa ha mai fatto Piergiorgio di straordinario?”, si è chiesto provocatoriamente Cesare Giorgio. “Ha vissuto tutto in modo integrale e unito”. Tra le sue eredità emergono “il ruolo del laicato”, la vocazione alla santità aperta a “tutti” e le molte opere nate nel mondo dedicate proprio a Frassati.
"Una turba di indecisi, e lui deciso"
Nel suo intervento, Asolan ha osservato come il giovane torinese lasciasse “fluire nella sua vita la vita di Cristo”, secondo “un fascino” che si percepiva già dal primo incontro, dal primo sguardo: un “di più, che non si spiega”. Asolan ha quindi raccolto tre frasi significative su Frassati. La prima è del politico italiano Filippo Turati, che nel luglio del 1925 scrisse: “Ciò che si legge di lui è così nuovo e insolito, che riempie di riverente stupore anche chi non condivideva la sua fede”. La seconda è una frase “gridata” da Frassati una sera, dopo un’aggressione a sfondo politico e un pugno ricevuto: “La vostra violenza non può superare la forza della nostra fede, perché Cristo non muore”. La terza è la testimonianza di un amico, che spiegò così l’impressione ricevuta da Frassati: “Una turba di indecisi, e lui deciso. Uno sciame di disorientati, e lui orientato. Una fila interminabile di delusi, e lui contento”. Un giovane che per i suoi coetanei rappresentava “la reazione al marasma generale”, lodato per quella “normalità” che era la manifestazione della “presenza di Gesù Cristo” in lui.
La vita va "massimizzata"
Salzano, collegata in videoconferenza, ha raccontato come la mostra dedicata a suo figlio — “la più visitata di tutto il Meeting” — abbia saputo mettere in luce “il percorso spirituale” di Carlo Acutis, un cammino che può essere “imitato da tutti”, portando “lo straordinario nell’ordinario”. I santi, ha spiegato, “sono persone come noi”, e il giovane nato a Londra diventa “modello” proprio perché ha vissuto la sua vocazione “nel quotidiano”. Nella sua vita, Acutis sapeva “andare in profondità”, coltivando la consapevolezza della “presenza di Dio” nell'esistenza di ogni giorno. “Il tempo è una creatura”, diceva, e per questo — ha ricordato la madre — ogni vita va “massimizzata” e non “sciupata”, evitando di lasciarsi “assorbire”, ad esempio, dalle nuove tecnologie. “La cosa più vicina alla grazia è l’umorismo”, affermava Papa Francesco, e anche Carlo — ha ricordato Salzano — “sapeva ridere e fare ridere tanto”, capace di “sdrammatizzare le situazioni”, persino al momento della diagnosi di leucemia fulminante. “Il Signore ha mandato la sveglia!”, fu la sua risposta ironica. Quanto alla prossima canonizzazione, Salzano ha confidato di sentirsi profondamente emozionata, non solo per sé, ma anche “per tutti i devoti di Carlo sparsi nel mondo”.
Una società di santi
“Chi definitivamente salverà la società non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, ma un santo, anzi una società di santi”. L’arcivescovo Sorrentino sceglie le parole del beato Giuseppe Toniolo, “consulente di Leone XIII per la ”, per descrivere le figure di Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: “Carlo, come Piergiorgio, stanno in questa logica”. Un passaggio viene poi dedicato a un altro santo, Francesco d’Assisi, il cui Cantico delle Creature — osserva Sorrentino — “Carlo lo vive”, attraverso l’amore per la “bellezza della vita”. Ritornando alla citazione iniziale e concludendo il suo intervento, l’arcivescovo sottolinea come, spesso, i diplomatici che si sono succeduti sugli scranni del Meeting di Rimini fatichino da soli a trovare soluzioni per l’intricato contesto internazionale odierno. “Che non sia una bella, piccola società di santi? Io lo credo e lo spero”, è il suo auspicio finale.
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