Bel Espoir, un incontro per trasformare il Mediterraneo da muro in ponte
Francesco Zanotti – Città del Vaticano
Un pellegrinaggio in mare. Nell’anno del Giubileo dedicato alla Speranza, il progetto “Med25”, promosso dalla diocesi di Marsiglia, guidata dal cardinal Jean Marc Aveline, dall’associazione Bel Espoir-Ajd, e dall’associazione Mar Yam, ha messo in acqua la nave-scuola “Bel Espoir”. La barca, un trialbero degli anni ’40, lungo 29 metri, capace di 35 posti letto, da tre giorni è attraccata in darsena a Ravenna, nuova tappa dell’itinerario che vede coinvolti 200 giovani provenienti da vari Paesi del Mediterraneo. Per l’occasione, la diocesi, con il patrocinio del Comune, ha organizzato un fine settimana di riflessione sui temi dell’incontro e della pace.
L’iniziativa della diocesi
La Chiesa di Ravenna-Cervia, e l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni in primis, “hanno scelto di accogliere questa esperienza per la sua originalità”. Lo dice don Pietro Parisi, direttore dell’ufficio diocesano ecumenismo e dialogo interreligioso, che aggiunge: “Abbiamo sposato con entusiasmo il progetto per questo pellegrinare in barca, per come testimonia comunione e costruisce fraternità. In questa tappa, Ravenna si pone come città ponte tra oriente e occidente, tra religioni e popoli diversi. È una provocazione per questa città, un’esperienza che suscita domande. Questi giovani sono un segno di speranza”.
A bordo della Bel Espoir saliranno 25 ragazzi da Paesi che portano ferite ancora aperte per i conflitti nel mare Mediterraneo. La barca partita da Barcellona, dopo aver visitato diversi porti, da Ravenna proseguirà per Bari, per Napoli fino all’arrivo a Marsiglia in ottobre. Un percorso che narra di una rete di rapporti tra mondi diversi, come hanno potuto sperimentare quanti finora vi hanno preso parte.
I giovani vogliono giustizia e pace
“Trasformare il Mediterraneo da muro a ponte”, questo è ciò che si augura don Alexis Leproux, vicario episcopale per le relazioni mediterranee della Diocesi di Marsiglia e responsabile del progetto. Ed è quanto potrebbe scaturire da Med25, “un piccolo pezzo di legno dove si rifugia la speranza di una pace tra le nostre sponde”. La nave, dice il sacerdote, “è riuscita a rimanere in mare come segno innalzato dai giovani per ricordare a tutti che loro, le nuove generazioni, vogliono giustizia e pace”.
Vivere la cultura dell’incontro
C’è tutto un mondo, che questi giovani rappresentano con “la loro amicizia, ormai forte, i loro desideri grandi, la loro energia condivisa – aggiunge don Alexis - questo è già un piccolo, ma significativo ponte tra di noi”, tra gente di diverse nazionalità e di diverse religioni. Questi giovani, e tanti altri nel loro nome, sono pronti a vivere la cultura dell’incontro. E lo fanno in questa occasione in mezzo a un mare che troppo spesso si è trasformato in un cimitero. “Di fronte alle tempeste, all’orrore della guerra, della fame, delle vittime dell’indifferenza e della violenza assurda della guerra – conclude il prete - questi giovani sono impegnati per la pace. Sono pronti ad andare avanti per costruire relazioni più solide e sempre più diffuse. Ascoltiamo l’invito di Leone XIV che ci chiama a essere testimoni di pace”.
Il programma
Il programma prevede un convegno di due giorni, nella sala dantesca della biblioteca Classense, a Ravenna. Domani, domenica 31 agosto, dalle 14,30, si ascolteranno esperienze di realtà italiane impegnate sui temi della pace. Prenderanno la parola Sabino Chialà, priore della comunità di Bose, il vicepresidente di Russia Cristiana, Adriano Dell’Asta e Laila Simoncelli, responsabile del servizio Diritti umani della comunità Papa Giovanni XXIII. Alle 9,30 l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni presiederà una messa nella basilica di San Vitale e, a seguire, si terrà una visita guidata ai monumenti Unesco gestiti dall’Opera di religione. I mosaici ravennati, nei quali la luce risplende da 1500 anni, sono la testimonianza di come tessere diverse possono diventare patrimonio universale.
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