Il vescovo di Kharkiv: gli aiuti del Papa, un conforto per chi vive sotto le bombe
Svitlana Dukhovych ¨C Città del Vaticano
Qualche settimana fa, a Kharkiv, nell¡¯est dell¡¯Ucraina, sono giunti gli aiuti donati dal Papa Leone XIV alla popolazione che soffre a causa dei continui bombardamenti russi. Pacchi di cibo con la scritta in ucraino e in italiano ¡°Dono di Papa Leone XIV per popolazione di Kharkiv¡± sono stati spediti, tramite l¡¯Elemosineria Apostolica, dalla Basilica di Santa Sofia a Roma, da dove regolarmente partono i camion carichi di aiuti per il Paese in guerra. In un'intervista ai media vaticani, monsignor Vasyl Tuchapets, capo dell'Esarcato di Kharkiv della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha raccontato chi sono i destinatari di questi aiuti, della situazione attuale nella città e nella regione e della gratitudine della gente alla Chiesa e al Santo Pare.
Cento famiglie senza casa
«? pacchi alimentari che abbiamo ricevuto ¨C spiega il presule ¨C li distribuiamo innanzitutto alle persone che hanno sofferto maggiormente a causa della guerra che dura ormai da tre anni e mezzo. Molte persone sono state evacuate dalla zona di confine ¨C da Kupiansk, Vovchansk, Borova ¨C dove sono in corso combattimenti. Molto spesso hanno perso la loro casa e vivono a Kharkiv nei dormitori. Andiamo anche in altri luoghi dove la gente ha bisogno: Staryi Saltiv, Shevchenkove sono Comuni che si trovano anch'essi non lontano dalla zona dei combattimenti. In particolare, Staryi Saltiv è stato occupato per sei mesi dai russi e quando le nostre truppe l¡¯hanno liberato è diventato evidente che più di cento famiglie avevano perso la loro casa. Perciò con la nostra Caritas abbiamo installato lì delle case prefabbricate. Ora in quello stesso luogo abbiamo portato l¡¯aiuto del Papa proprio a favore di queste le persone».
Gli aiuti alimentari sono fondamentali
L¡¯esarca di Kharkiv sottolinea che in questo periodo è molto importante continuare ad aiutare la gente. «Le persone ¨C dice ¨C sono grate alla Chiesa e al Papa, perché lui si ricorda di noi. Come è accaduto durante la Divina Liturgia del 28 giugno, quando la nostra Chiesa ha vissuto il pellegrinaggio a Roma per l'Anno giubilare. Anche lì il Papa si è rivolto a noi, sostenendo nella fede il nostro popolo, ma ha anche espresso la sua vicinanza. E vediamo che ci è vicino non sono a parole, ma anche nelle azioni concrete».
Dall¡¯inizio dell¡¯invasione russa su larga scala, presso la cattedrale greco-cattolica di San Nicola a Kharkiv vengono regolarmente distribuiti gli aiuti umanitari alla gente che continua a vivere nella città. Ogni giovedì davanti alla cattedrale si crea una lunga fila. «Mettiamo a disposizione prodotti alimentari, articoli per l'igiene, vestiti e medicine. Inoltre, se ne abbiamo ¨C spiega monsignor Tuchapets ¨C forniamo anche alimenti per bambini e pannolini. Distribuiamo a tutti piccole quantità di queste cose, mentre i pacchi alimentari più grandi li diamo alle persone che abbiamo evacuato dai comuni più colpiti». Il presule ha indicato che, ad esempio, una scatola di alimentari ricevuta dal Papa è sufficiente per due persone (di solito si tratta di una coppia di coniugi anziani) per due o tre settimane, o anche per un mese. «È un aiuto davvero importante per queste persone. Ci sono prodotti a lunga conservazione: cereali, pasta, conserve, che non vanno a male. Le persone possono cucinarli e così riescono ad andare avanti».
La sofferenza psicologica dei bambini
Parlando della situazione attuale nella città e nella regione, il vescovo greco-cattolico sottolinea che ultimamente è peggiorata: gli attacchi sono più frequenti, soprattutto con i droni ¡°Shahed¡±. Dopo aver registrato l'intervista con monsignor Tuchapets, è arrivata la notizia dei violenti attacchi russi a Kharkiv: giovedì 24 luglio, la Russia ha sganciato due bombe aeree su un complesso residenziale nella parte centrale della città. Si sono contate oltre 40 vittime, tra cui due neonati, una bambina di un anno e mezzo, una bambina di 10 anni e due adolescenti di 17 anni. «La cosa terribile ¨C afferma il vescovo ¨C è che questa situazione dura ormai da tre anni e mezzo e la gente è sotto pressione. Per alcuni è davvero molto difficile psicologicamente sopportare tutto questo. I bambini reagiscono in modo molto acuto. Per esempio, nella nostra parrocchia organizziamo incontri con i bambini, per offrire loro qualche supporto emotivo. Quando c'è un'esplosione nelle vicinanze, o anche un po' più lontano, alcuni bambini piangono, e bisogna portarli subito al riparo per calmarli in qualche modo».
Il vescovo ucraino ha aggiunto che una parte degli aiuti ricevuti dal Papa è stata destinata specificatamente ai bambini: si è tratto di prodotti alimentari che loro hanno distribuito ai piccoli partecipanti del campo estivo ¡°Vacanze allegre con Dio¡± organizzato con l¡¯aiuto dei seminaristi di Leopoli e dell'Ordine del Santissimo Redentore: «Queste iniziative aiutano i bambini a vivere le emozioni positive e superare un po¡¯ gli orrori della guerra».
La gioia del viaggio in Italia
L¡¯esarca di Kharkiv ha ricordato anche il recente viaggio in Italia di un gruppo di ragazzi della loro parrocchia: durante la loro visita a Roma, l¡¯11 giugno scorso hanno partecipato all¡¯udienza generale con il Papa Leone XIV e hanno avuto la possibilità di fare con lui una foto. «I ragazzi erano molto contenti ¨C ricorda il presule ¨C e ho sentito da loro commenti molto positivi e belli su questo incontro con il Santo Padre e il loro soggiorno in Italia».
Riflettendo poi sul fatto che, nonostante i forti bombardamenti, le persone rimangono a vivere a Kharkiv, monsignor Tuchapets spiega che loro non vogliono allontanarsi dai luoghi dove sono nati, cresciuti e hanno vissuto per tutta la vita. «§¡nche quelli che vengono evacuati dai paesi circostanti non vogliono andare lontano, ma rimangono a Kharkiv con la speranza che la guerra finisca presto. Però nessuno sa quando finirà».
Il vescovo sottolinea che gli abitanti di Kharkiv apprezzano molto non solo gli aiuti ricevuti dalla Chiesa, ma soprattutto la loro continua presenza e vicinanza: «Ogni volta che arrivano ospiti, per esempio, dall'Italia, diciamo alla gente che provengono da una parrocchia cattolica. Quindi in questi tre anni e mezzo le persone del luogo hanno imparato di più sulla nostra Chiesa e sono ben disposte nei nostri confronti. Alcuni si sono avvicinati alla fede. Molto spesso i passanti vengono nella nostra chiesa e ci ringraziano per il nostro aiuto e per il fatto che non li abbiamo abbandonati».
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