Ucraina, don Ivan: nel buio della guerra accompagnare i giovani verso la luce di Dio
Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano
Don Ivan Sichkaryk è arrivato a Roma da Ternopil con tutta la sua famiglia. È un sacerdote della Chiesa greco-cattolica dell’arcieparchia di Ternopil-Zboriv, sposato e padre di due figli maschi di 18 e di 13 anni. Ed è guardando ai suoi ragazzi ma anche a tutti i giovani e gli adolescenti che in questi giorni vivono il Giubileo loro dedicato che don Ivan, ospite degli studi dei media vaticani, riflette su cosa significhi crescere e imparare in questa fase in cui la vita germoglia a convivere con il pericolo costante dei bombardamenti.
Sconfiggere la paura con Dio
“Quando una persona comprende che la direzione giusta è quella del cammino verso la luce, verso la verità, verso il Cristo, tutto il resto in qualche modo si risolve”, afferma il sacerdote impegnato nella pastorale. “La nostra città è abbastanza lontana dalla linea del fronte, ma nelle ultime settimane le incursioni aeree russe si sono intensificate in tutto il Paese e la nostra vita è scandita dal suono delle sirene e dal rumore delle esplosioni”, spiega. Nel corso delle notti passate insonni è il senso di paura a dominare. “Paura non soltanto per te stesso, ma per la vita dei tuoi cari, degli amici e poi per la Chiesa, per la parrocchia, per il seminario, per i cittadini. Non sai mai dove cadrà quel missile e il solo pensiero è: Dio salvaci, aiutaci”.
L’ansia dei giovani ucraini
Volodymyr, il primogenito di don Ivan, che nei giorni scorsi ha compiuto 18 anni, è uno studente universitario. “Quando suona l’allarme antiaereo, - racconta lui stesso - le lezioni vengono interrotte, ma siamo ancora fortunati ad avere la possibilità di fare lezione in presenza. In altre regioni, più vicine alla zona dei combattimenti, lo studio avviene solo online”. Sebbene la guerra duri ormai da tre anni e mezzo, le persone cercano di mantenere una parvenza di quotidianità e gli studenti in questo fanno la loro parte, ma l’ansia e la paura sono sempre presenti. “Ci sono studenti, a volte bambini, che cercano un riparo e si piegano non appena scorgono un aereo in volo”.
Consapevoli del valore della vita
Nonostante ciò che avviene in questo tempo di violenze, la fiducia in Dio si rafforza di giorno in giorno e aiuta a resistere al senso di impotenza di fronte a quel che accade, , sottolinea don Ivan Sichkaryk: “Ogni giorno, quando preghiamo il Signore durante la liturgia, quando benediciamo i feriti negli ospedali, aiutiamo i nostri soldati che sono tornati nella parrocchia, parliamo con i bambini che hanno perso un genitore, vediamo che Dio vuole che ci affidiamo a Lui completamente”. Sapere di essere parte dei piani del Signore permette di acquisire una nuova consapevolezza del valore della vita: “Se ne sei consapevole, allora sai anche che il passo seguente è quello di crescere nella fede, nell'amore e nella carità verso gli altri”.
Il senso del Giubileo
Anche in Ucraina, come nel resto delle parrocchie e delle comunità nel mondo, in vista del Giubileo dei giovani i ragazzi e le ragazze si sono soffermati a riflettere sul tema della speranza. “Se una persona non ha speranza, probabilmente non sopravvive”, dice Volodymyr, “è fondamentale avere speranza”. “Io – aggiunge - cerco di credere in un futuro migliore, nella fine della guerra, che dopo la guerra il nostro Paese si alzerà e che ci sarà una ricostruzione e uno sviluppo. Dio e la Chiesa aiutano molto a sperare. Prego e credo. Sono venuto qui a Roma anche per pregare affinché la guerra finisca”.
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