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Niger, cattolici in fuga da case e villaggi

Povertà e violenze stanno mettendo sempre più in ginocchio la nazione africana nella quale esattamente due anni fa si è consumato un colpo di Stato militare. La testimonianza del missionario padre Mauro Armanino: "I cattolici stanno scappando. La Chiesa locale è sempre più debole e soferente"

Federico Piana - Città del Vaticano

A due anni dal colpo di Stato in Niger — era esattamente il 26 luglio del 2023 quando la guardia presidenziale arrestò il presidente, Mohamed Bazoum, facendo piombare la nazione in una nuova crisi politica, istituzionale ed economica — padre Mauro Armanino continua a denunciare ciò che il resto del mondo si ostina a non voler vedere. E non è un fatto di poco conto perché il religioso della Società delle missioni africane sfida senza timore quella che lui stesso definisce «una cultura del silenzio che impedisce alla gente e ai mezzi di comunicazione di esprimersi liberamente».

Speranze deluse

Dalla capitale Niamey, dove si trova ormai dal lontano 2011, il missionario traccia per i media vaticani l’identikit di una speranza delusa, svanita come neve al sole. «Nonostante il cambio di potere che prometteva rinnovamento e rinascita, la povertà ed il terrorismo continuano a crescere. Come la disillusione della popolazione».   Per ora la guerra civile appare uno spettro lontano, sbiadito all’orizzonte. Eppure Armanino è cosciente che la nazione rimane pericolosamente divisa: «Non solo perché gli interessi dei sostenitori del regime precedente sono ancora più vivi che mai ma soprattutto perché i partiti politici sono stati sospesi. E questo non piace a tutti».

Distruzione e morte

A procurare ulteriori divisioni ci pensano i jihadisti che con i loro attentati stanno perpetuando morte e distruzione. Ma i terroristi non utilizzano solo le bombe: «C’è la forsennata occupazione del territorio, ci sono i loro traffici illeciti. Tutto avviene in una dimensione dove i confini tra il pensiero ideologico, quello religioso e quello criminale si confondono fin quasi a sparire». 

Clima nebuloso

In un clima politico e sociale così nebuloso ed incerto, l’economia è crollata fino a costringere l’attuale esecutivo a ridurre di diversi miliardi di dollari il bilancio dello Stato. Anche gli aiuti internazionali sono scomparsi. Usa una parola forte, Armanino: «È una catastrofe. La colpa è delle sanzioni severe comminate dai Paesi dell’Africa occidentale e della chiusura delle frontiere, come quella con il Benin, vero toccasana per l’economia del Niger. Un peso, però, ce l’ha avuto anche la cacciata di gran parte delle ong fatte andare via con il pretesto di collusioni con l’estero o con i terroristi. Intanto, la gente soffre. In moltissimi hanno perso il posto di lavoro che avevano con gli enti della cooperazione internazionale o con le ambasciate che hanno chiuso». 

Popolo affamato

Se prima del colpo di Stato le persone a rischio fame erano stimate  in più di due milioni ai quali andavano aggiunti 450.000 bambini di età inferiore ai 5 anni affetti da malnutrizione acuta, oggi quei numeri andrebbero ricalcolati al rialzo. «Il problema —aggiunge il missionario — è di sopravvivenza. Un catechista che si trova in una zona a pochi chilometri dalla capitale mi ha raccontato che dalla sua cittadina nessuno può uscire per cercare cibo perché è completamente accerchiata da uomini armati. E così accade anche in altre zone limitrofe». 

Chiesa in difficoltà

Anche la Chiesa cattolica soffre molto. Ad esempio, ci sono aree dell’arcidiocesi di Niamey dove i preti non possono risiedere e dove i fedeli laici, non potendo assistere alla celebrazione eucaristica, guidano la liturgia della Parola. Migliaia di cattolici, garantisce Armanino, si sono «allontanati e i villaggi si sono svuotati. La Chiesa è diventata ancora più fragile: purtroppo non è in grado di prendere posizioni decise, profetiche». I cristiani che fuggono si dirigono verso luoghi più sicuri come  quelli a Makalondi, a Torodi o nella stessa Niamey. «Essere stati costretti ad abbandonare le proprie terre per loro è molto umiliante. Sono contadini abituati a provvedere autonomamente al loro sostentamento: ora vedersi assistiti sporadicamente come sfollati lo trovano avvilente. Per questo alcuni, quando possono,  ritornano nei loro villaggi anche rischiando la vita». 

Colpiti al cuore

Numeri certi di quanti cattolici fino ad ora abbiano abbandonato le proprie città non ce ne sono. A spanne, Armanino prova a fare i conti ma sicuramente la stima è da considerare per difetto: «Potrebbero essere circa 15.000 su un totale di 50.000 fedeli in tutto il Niger. A Niamey ci sono rimaste 7 o 8 parrocchie mentre il grosso della presenza era nelle zone rurali come Macalondi dove si trovava anche padre Luigi Maccalli, il sacerdote rapito e poi rilasciato. Ora queste zone sono attaccate dai terroristi: un colpo al cuore di tutta la Chiesa locale».

Occidente responsabile

Il missionario non si tira indietro quando gli si chiede di spiegare chi potrebbe essere il responsabile di un Niger così violentato e annichilito: «L’occidente. Ha puntato tutto sull’assistenzialismo chiudendo gli occhi su ciò che stava avvenendo. Stiamo pagando anni di ambiguità, stiamo raccogliendo i frutti di una giustizia che ha usato due pesi e due misure. Forte con i deboli e debole con i forti».

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25 luglio 2025, 12:50