Il fuoco dell’amore: Maria Maddalena tra arte e fede ad Agrigento
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Definirla solo una mostra è riduttivo. I grandi capolavori non mancano, ma l’evento in corso fino al prossimo 30 ottobre al Museo Diocesano di Agrigento è molto di più. È un cammino introspettivo che mira a rendere, attraverso le meravigliose immagini dell’arte, dal Medioevo al XIX secolo, la condizione dell’essere umano, il suo cammino cristiano a volte tortuoso: tra cadute, pentimento, risalita e conversione.
Lo spunto lo offre l’apostola degli apostoli, la prima testimone della Resurrezione. A lei è dedicata l’esposizione dal titolo “Il fuoco dell’amore Maria Maddalena. Testimone di Speranza al femminile”, patrocinata dal Dicastero per la Cultura della Santa Sede. Donna misteriosa, testimone silenziosa di dolore e poi di gioia, “una figura complessa” la definisce la Direttrice del Museo Diocesano di Agrigento, Domenica Brancato: “A volte Maria Maddalena è stata poco compresa anche dal punto di vista letterario, artistico e cinematografico, ma ha molte sfaccettature”.
Le varie interpretazioni
In questa singola donna confluiscono tante figure femminili: santa, penitente, eremita, simbolo di peccato e redenzione, fedeltà, sofferenza e amore, carnalità e santità. Ognuno di questi aspetti è presente nelle opere esposte nell’inedito percorso iconografico, biblico e culturale: dai nomi dell’arte locale a quelli dei grandi maestri universalmente riconosciuti.
Dalle tradizioni locali a quelle universali
“Siamo partiti dallo studio del nostro territorio dove il culto verso Maria Maddalena è sentito fin dal Medioevo. Maria Maddalena - prosegue Brancato - è presente nel Monastero di Santo Spirito, in quei meravigliosi affreschi del Trecento. Ma anche nei nostri soffitti lignei del Quattrocento. Tocca anche l’araldica, divenendo lo stemma della città di Sciacca: per l’occasione, abbiamo esposto un gonfalone appena restaurato. È l'antico stemma di Sciacca con la Maddalena tra i leoni. In mostra è ben rappresentata la pietà popolare locale con l’installazione dei cartelami di Cammarata o la pittura devozionale di Fra Felice da Sambuca.”
Capitale della Cultura nell’anno del Giubileo
In un anno importante per Agrigento, che oltre a vivere il Giubileo è capitale Italiana della Cultura, non potevano mancare i grandi nomi: Guercino, Cecco del Caravaggio, Nicolas Regnier, Mattia Preti, Francesco Hayez, per citarne solo alcuni.
Il Guercino dei Musei Vaticani
“Ci onora avere la presenza - dichiara la direttrice - di nomi autorevoli della storia dell'arte italiana, come il Guercino”. “I Musei Vaticani mettono a disposizione una delle opere più importanti della loro collezione, che difficilmente viene prestata. È accaduto in occasione della recente grande esposizione delle Scuderie del Quirinale”. Si tratta dell’olio su tela con la “Santa Maria Maddalena penitente”. “Quest’opera è pura poesia. Rappresenta la fase matura dell’attività professionale dell'artista: il suo approdo al classicismo”.
Capolavori in prestito dai grandi musei
“Accanto al Guercino, che è il testimonial della mostra” - prosegue - “ci sono opere di grande pregio, che tracciano un percorso temporale, storico-artistico, dell'evoluzione iconografica della Maddalena. Una tavoletta medievale, tardogotica, con uno sfondo oro, proveniente dal Museo Nazionale di Pisa, presenta la donna ai piedi della croce ed è opera di Giovanni Di Pietro”, protagonista assoluto della pittura in Toscana tra Trecento e Quattrocento. “Abbiamo ospitato inoltre due opere di Andrea Vaccaro, tra di loro diverse nella drammaticità. Una proviene dal Palazzo Abatellis e l'altra dal Museo San Matteo di Salerno”. Coinvolta anche la Galleria Nazionale d’Arte Antica Barberini-Corsini di Roma con il prestito del Cecco di Caravaggio, XVII secolo, “forse l’opera di maggiore sensualità tra quelle esposte”. In mostra anche Mattia Preti con una tela del 1699, della Fondazione Carit: la Maddalena piange nel contemplare due chiodi della croce di Cristo ma, malgrado il soggetto penitenziale, il pianto è anche un inno di lode alla bellezza femminile.
Dal dramma alla poesia
Il percorso cronologico si conclude con la Crocifissione di Pietro Hayez del Museo Diocesano di Milano: “Siamo in pieno romanticismo, e tocchiamo corde di pura poesia”, osserva ancora Domenica Brancato. Il pittore sceglie di rappresentare Cristo e la Maddalena, immersi in un silenzio assoluto, in cui il dolore si sublima nella bellezza formale e nella forza evocativa del momento.
La Bibbia come guida del percorso
Le opere sono accompagnate da alcuni passi della Bibbia. “Il fuoco dell’amore”, che dà il titolo alla mostra, evoca la figura della Maddalena che, da peccatrice, si converte e si rialza seguendo Cristo. Sono le parole del profeta Geremia: “Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (Ger 20, 7-9). “L’esposizione è un monito alla coscienze di tutti noi”, sottolinea la direttrice.
La ricchezza dei musei diocesani
La mostra è aperta tutti i giorni, fino al 30 ottobre, con orario continuato, e conferma l’importanza dei musei diocesani, punti di riferimento per la riscoperta delle radici cristiane del territorio: “Sono delle realtà di nicchia, piccole, che vanno crescendo”. “Hanno la possibilità - osserva infine la direttrice Brancato - di valorizzare il patrimonio storico-artistico e di creare iniziative pastorali per il territorio con significative ricadute sociali”.
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