Meeting di Rimini, mattoni nuovi per costruire il futuro
Silvia Guidi – Città del Vaticano
La vulnerabilità delle democrazie, le sempre crescenti polarizzazioni sociali, la concentrazione del potere economico in pochissime mani. Sono questi alcuni dei gravi problemi del nostro tempo di cui si parlerà durante il prossimo Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini, che si svolgerà dal 22 al 27 agosto. L’edizione di quest’anno - presentata a Roma nel pomeriggio del 9 luglio nella sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, ha un titolo che non nasconde le difficoltà del presente ma apre alla speranza: “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”, una frase tratta dai Cori da “La Rocca” di T. S. Eliot. Dopo i saluti introduttivi dell’ambasciatore Francesco Di Nitto, a Palazzo Borromeo, sono intervenuti il presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, Bernhard Scholz, il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, il decano della Facoltà di Teologia alla Pontificia Università Santa Croce, don Giulio Maspero, e il presidente del Comitato nazionale per l’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, Davide Rondoni.
Rafforzare il dialogo e cambiare lo sguardo
Viviamo in un mondo sempre più complesso - ha detto Bernard Scholz - e tanta diffidenza nasce spesso dal fatto che pensiamo di non capire più niente dei cambiamenti che attraversiamo e percepiamo tutto come una minaccia. Il Meeting, con il suo invito ad approfondire i problemi ed ascoltare i testimoni, è un luogo di costruzione della società civile. E di tessitura del sempre meno scontato dialogo tra le nazioni. Un dialogo che inizia sempre dal basso, dalle circostanze concrete della vita di ognuno. E’ importante, ha aggiunto Scholz, rimettere a tema, ad esempio, il senso del lavoro, del perché impegnarsi: dedicare tanto del nostro tempo e delle nostre energie a qualcosa di così impegnativo e faticoso. Nei luoghi deserti, parafrasando il titolo del Meeting 2025 si può costruire solo se non si dimentica il significato, il valore di ogni singolo uomo. "Una delle sfide più grandi che questo tempo ci consegna è cambiare lo sguardo: dobbiamo iniziare a vedere in ogni persona le potenzialità e non i limiti", ha detto il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, invitando ad un cambio di paradigma. "Se valorizziamo le competenze e i talenti di ciascuno, se offriamo occasioni e diamo opportunità, le nostre comunità diventeranno più forti".
La storia del monaco disabile Ermanno
Un tema, quello della valorizzazione dei talenti, che è stato ampiamente trattato nella mostra dedicata a Ermanno “lo storpio”, un monaco benedettino del monastero di Reichenau dell’XI secolo. Segnato da una grave disabilità è protagonista di una vita piena: una vita, fragile e potente, che segna una domanda e una promessa per tutti. Don Giussani, tramite Cyril Martindale - si legge nella presentazione di 'Un tesoro in vasi di creta' - lo ha fatto conoscere a tanti. Non lo descrive come un eroe che sfida e vince il limite, ma come una persona viva: una persona viva perché certa di essere amata da Dio. "Questo ha generato il forte desiderio di scoprire chi fosse Ermanno e di poter porre a lui le domande più vive, le domande che nascono dall’esperienza: come si può stare di fronte al mistero della disabilità e del dolore senza disperare? È possibile vivere il limite come invito a una pienezza? Dove ritrovare la dignità quando tutto sembra negarla?”.
Guardare in alto
La mostra è un cammino per scoprire cosa ha generato questa positività che il monaco Ermanno ha voluto comunicare a chi gli stava vicino. Una vita tutta tesa a “guardare in alto”, si trattasse di studiare le stelle, indagare la provvidenza nella storia, comporre inni per lodare Dio, invocare aiuto nella sofferenza. È stata questa pienezza di vita a generare la devozione popolare, da subito diffusa in tutta la regione. La sua storia rimanda a esperienze vive oggi: volti e luoghi che condividono le stesse fatiche di Ermanno e documentano che ogni vita, anche quella più fragile, cosi vissuta, è un miracolo in atto. La “fioritura” di Ermanno non ci sarebbe stata senza la fiducia in Dio padre, e senza una comunità che ne condivideva gli ideali e le convinzioni più profonde. “Senza la storia del cristianesimo è difficile capire il valore assoluto del singolo” ha chiosato don Giulio Maspero parlando della mostra che celebrerà i 1700 anni del concilio di Nicea allestita, tra gli altri, dall’Associazione Patres. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, interverrà all’incontro sul primo concilio ecumenico della storia insieme al cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per l’unità dei cristiani. Ricordare Nicea non è un capriccio erudito o un’occasione di dibattito per specialisti, ma ci aiuta a capire qual è la nostra posizione davanti alla domanda “chi è Gesù per noi”.
Mostre su San Francesco e sul banchiere Amadeo Giannini
E chi sono i santi, per noi, come nel caso di Francesco di Assisi, amatissimo, conosciuto in tutto il mondo, ma talvolta frainteso. Nel titolo della mostra “Io, Frate Francesco - 800 anni di una grande avventura” è importante puntare l’attenzione sul significato della parola frate, ovvero “fratello”, ha detto Davide Rondoni ricordando che povertà non è sinonimo di miseria, ma un appello ad essere consapevoli che non “possediamo” nulla, neanche le persone più care. Tutto è dato, tutto è creazione, dono di un Creatore con la c maiuscola. Anche i beni che ci sono affidati non sono mai, fino in fondo, nostri, ma siamo chiamati ad amministrarli per il bene dei nostri fratelli uomini, come illustra la mostra “Non si può morire per un dollaro” dedicata alla vita di Amadeo Peter Giannini (1870-1949) americano nato da una famiglia di immigrati italiani, che ha trasformato il settore bancario negli Stati Uniti. Fondatore della Bank of Italy, poi diventata Bank of America, non ha solo intrapreso un impegno economico, ma un impegno sociale che parte dall’osservazione della realtà e dai bisogni dei lavoratori. Uno scenario radicalmente cambiato, ai nostri giorni dalla globalizzazione digitale e dalla Intelligenza artificiale.
Voci al Meeting di Rimini
Sul tema della comunicazione nel contesto delle nuove tecnologie interverrà il prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini. Parteciperanno al Meeting il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Maria Zuppi, l’arcivescovo di Algeri cardinale Jean-Paul Vesco, il vescovo cattolico di Kharkiv-Zaporizhia Pavlo Honcharuk, e il vescovo di Aleppo Hanna Jallouf. Interverranno anche due presidenti di movimenti ecclesiali: Margaret Karram del Movimento dei Focolari e Davide Prosperi della Fraternità di Comunione e Liberazione. Ci saranno anche scienziati, intellettuali, scrittori tra cui Javier Cercas, Colum McCann e Katerina Gordeeva, vincitrice del premio Anna Politkovskaja 2022. A 80 anni dall’esplosione della bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki sarà al Meeting Toshiyuki Mimaki della Nihon Hidankyo Organization, premio Nobel per la Pace 2024.
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