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Albania, un momento d'incontro vissuto dai seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di ‘De Propaganda Fide’ Albania, un momento d'incontro vissuto dai seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di ‘De Propaganda Fide’  

I “ragazzi di Dio”, tra ecumenismo e dialogo interreligioso in Albania

? l’esperienza di sette giovani seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di ‘De Propaganda Fide’ nell’amministrazione apostolica del sud del Paese. Le loro testimonianze e l’intervista al vicerettore, don Riccardo Scorsone, che nel 2021 a Kor?e ha vissuto la missione dell’arcidiocesi di Agrigento

Alessandra Zaffiro - Palermo

“La Parola può unire, ispirare e toccare il cuore, anche dove sembra esserci distanza o indifferenza. Questa esperienza mi sta aiutando ad abbattere stereotipi, a coltivare relazioni autentiche e ad apprezzare il valore del dialogo silenzioso, fatto più di gesti che di parole. È anche un tempo in cui sento rafforzarsi la mia fede, proprio perché messa in dialogo con contesti e persone diverse da me”. E’ la testimonianza del diacono Theogenes Petro Madushi, 30 anni, originario della Tanzania, che assieme ad altri sei seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di De Propaganda Fide, del Dicastero per l’Evangelizzazione, sta vivendo una esperienza pastorale dal 5 al 31 luglio nell’amministrazione apostolica del sud Albania, unico contesto di missio ad gentes, quindi di prima evangelizzazione, all’interno dell’Europa.

I seminaristi sono stati assegnati a tre comunità: Korçe, al confine con la Grecia e la Macedonia, zona di montagna, Berat nel centro-sud e Valona a sudovest, sul mare. Comunità molto lontane tra loro, Korçe dista quattro ore da Berat, mentre tra quest’ultima e Valona, due ore. Sono stati accolti dai missionari che operano in quelle comunità: a Korçe i sacerdoti fidei donum dell’arcidiocesi di Agrigento, a Berat la Piccola Famiglia dell’Assunta, fratelli e sorelle di una nuova formazione monastica originaria della diocesi di Rimini, mentre a Valona la congregazione missionaria dei padri Verbiti.

Un momento dell'esperienza pastorale dei seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di ‘De Propaganda Fide’
Un momento dell'esperienza pastorale dei seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di ‘De Propaganda Fide’

Padre Scorsone: offriamo una formazione missionaria a tutti i livelli

Tornato dall’Albania a Roma, dopo aver fatto visita agli studenti con il rettore del Pontificio Collegio Urbano, don Armando Nugnez, padre Riccardo Scorsone, vicerettore della struttura che nel 2021 a Korçe ha vissuto la missione della arcidiocesi di Agrigento, è soddisfatto di questa esperienza vissuta dai seminaristi, proposta anche lo scorso anno: “La missione si muove su tre canali principali: da un lato l’affiancamento ai missionari che sono in queste tre comunità, la cura delle piccole comunità cattoliche anche attraverso le visite alle famiglie, l’evangelizzazione con tutte le attività con bambini, giovani, famiglie, che comunque hanno a che fare con l’annuncio del Vangelo, la testimonianza del Vangelo e i rapporti ecumenici e interreligiosi. L’armonia interreligiosa, proprio con questa terminologia, direi è una realtà costitutiva della chiesa albanese e della missione in Albania. I missionari permettono ai ragazzi di incontrare i leader e i fedeli delle principali comunità religiose dell’Albania: musulmana, sunnita, ortodossa, musulmana Bektashi di Tirana”.

“Poiché il nostro è un seminario missionario che da quattrocento anni forma i sacerdoti diocesani per i territori di missione, sostiene le giovani chiese nel compito formativo in modo tale che poi tornando nei loro Paesi possano contribuire all’evangelizzazione, allo sviluppo della loro chiesa locale - aggiunge don Scorsone - il nostro focus è quello di offrire una formazione che sia davvero su tutti i livelli in chiave missionaria: anche la pastorale italiana ha tanti limiti e tante potenzialità, però certamente quello che loro vivono in Albania è molto più vicino a quello che andranno a vivere nei loro contesti perché si ritrovano in una chiesa di minoranza, si ritrovano a confrontarsi con diverse confessioni religiose, si trovano a dover mettere in campo la creatività per trovare anche il canale privilegiato per l’evangelizzazione in un tempo e in un luogo ben precisi, si trovano a fare i conti con una chiesa che ha subito il martirio se pensi al Sud Sudan ma anche al nord dell’India stessa. E’ un’esperienza originale che sta portando tanto frutto”.

L’accoglienza e il dialogo sono il filo conduttore di una conoscenza reciproca resa unica dalla cultura del popolo albanese incontrato dai seminaristi. “Una cultura accogliente, poi sono ragazzi, li chiamano ‘ragazzi di Dio’, a maggior ragione perché sono stranieri, c’è un grande entusiasmo e un grande interesse di conoscere i loro mondi, le loro chiese, le loro realtà, le sfide che anche loro affrontano - aggiunge don Riccardo, citando un detto locale: “ La casa dell’albanese è di Dio e dell’ospite”.

Le settimane in Albania consentono inoltre ai seminaristi di continuare lo studio e l’apprendimento della lingua italiana perché le tre comunità d’estate ospitano tanti gruppi di famiglie e giovani italiani che vengono per fare esperienze pastorali di evangelizzazione, cura dei poveri e, tra le altre, attività al mare con i disabili.

Un momento dell'esperienza pastorale dei seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di ‘De Propaganda Fide’
Un momento dell'esperienza pastorale dei seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di ‘De Propaganda Fide’

Il pellegrinaggio a Scutari

“Un’esperienza - spiega il vicerettore - che permette ai ragazzi di conoscere una nuova cultura, una nuova chiesa che ha una storia molto particolare che insegna anche il coraggio della fede”. Come il pellegrinaggio di due giorni a Scutari, nel nord del paese balcanico organizzato per loro dal vescovo Giovanni Peragine, amministratore apostolico nominato arcivescovo di Scutari, durante il quale hanno visitato il santuario dei martiri del regime comunista del secolo scorso, le carceri, incontrato figli e nipoti delle famiglie cattoliche perseguitate, tra cui alcune suore clarisse, hanno fatto il percorso del cimitero dove c’è il luogo delle fucilazioni, hanno conosciuto le suore stigmatine, hanno visto la chiesa delle stigmatine che era stata trasformata in tribunale e il museo della cattedrale dove sono raccolti alcuni reperti di quel periodo.

Sul piano ecumenico per don Riccardo ci sono “relazioni che vanno oltre il formalismo religioso di incontrarsi per i momenti istituzionali. Si va a bere il caffè insieme all’Imam, al Mufti, ai preti ortodossi”, rapporti molto belli che aiutano a “riscoprire il valore di questa fraternità che supera i confini religiosi e le denominazioni religiose. Questa è proprio una caratteristica dell’Albania - spiega il vicerettore - che Papa Francesco ha ben sottolineato nel suo primo viaggio apostolico all’estero che è stato proprio in Albania”.

Le testimonianze dei seminaristi 

Queste settimane nell’amministrazione apostolica dell’Albania meridionale hanno colpito profondamente i seminaristi del Pontificio Collegio Urbano di ‘De Propaganda Fide’, che ci hanno reso partecipi delle loro testimonianze.

“È stato meraviglioso condividere la parola di Dio ai non cristiani, ma che erano disposti ad ascoltare e a fare domande sulla fede. Anche se proveniamo da diverse parti del mondo o da religioni diverse - racconta Nkanyiso Luyolo Mpofana, 25 anni del Sudafrica - gli albanesi sono accoglienti e aperti ad approfondire la conoscenza del cristianesimo. Abbiamo gustato la comunione tra cattolici, ortodossi e musulmani. Qualunque sia la religione, tutti sono aperti alla fraternità”.

“In modo personale, questa esperienza rappresenta non soltanto un approfondimento della mia fede in Gesù Cristo, ma anche una crescita delle mie competenze interculturali - sostiene Pascal Tshibangu Bukasa, 24 anni della Repubblica Democratica del Congo - durante questa esperienza, i momenti che mi hanno commosso di più sono stati la condivisione del Vangelo con i ragazzi nei diversi centri estivi, il servizio ai poveri e la cura dei ragazzi disabili”.

“L’esperienza missionaria a Korçë ha donato un nuovo slancio alla mia vocazione - racconta Steven Anthony Lubaita, 27 anni, della Tanzania - l’esperienza missionaria con i poveri nei villaggi di Korçë mi ha coinvolto profondamente, facendomi scoprire la bellezza della semplicità e della condivisione. Ho incontrato persone povere ma ricche di umanità, che mi hanno insegnato a guardare la vita con occhi nuovi, con un cuore più aperto e grato. Ho imparato un nuovo stile missionario”.

“Questa missione in Albania è per me un tempo di grazia che sta trasformando il mio cammino vocazionale - spiega Shebin Mani, indiano di 25 anni – il momento che mi ha toccato più profondamente è stata la visita a Scutari, nel nord dell’Albania, dove abbiamo incontrato la memoria viva dei martiri della fede. Camminando tra quei luoghi segnati dalla persecuzione”.

“L’esperienza in Albania mi ha portato tanta gioia e una chiarezza sulla mia vocazione alla vita sacerdotale. Infatti – sostiene Pakduer Angon, 27 anni, del Sud Sudan - ho sperimentato la bellezza della missione ad gente. L’esperienza di stare con i bambini per me è stato una cosa è preziosa. Perché stare con loro non era solo un motivo per poter giocare con loro, ma era stato un momento di ascolto, di condivisione e di fraternità con semplicità e umiltà di cuore”.

“Ciò che sto sperimentando qui a Korçe è una nuova apertura alla vita della fede. Un nuovo modo di vedere e accogliere la fede - racconta Daniel Arackal Devassykutty, indiano di 29 anni – L’attività con i bambini rom che vivono nella discarica tengo sempre più nel mio cuore. Portare la gioia con la nostra presenza non è una cosa banale ma è una cosa grande. Essere presente tra loro è segno d’amore e prossimità”.

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27 luglio 2025, 10:00