Giubileo dei giovani, sulle tracce di Pietro e Paolo alle origini della Chiesa
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
C’è un filo invisibile che lega i luoghi della Città Eterna alla storia fondativa del cristianesimo. Un filo fatto di pietre, sangue, memoria e cammini. È questo il cuore del libro pubblicato lo scorso anno da Alessandro Sortino – giornalista, volto della trasmissione Le Iene – intitolato Il Dio Nuovo ed edito da Rizzoli, che sarà raccontato dallo stesso autore lunedì 28 luglio alle 21:30, presso la parrocchia di Sant’Atanasio a Roma. Un incontro, organizzato in collaborazione con il vice parroco, don Ciro, che sarà preludio al cammino, sul quale ha invece lavorato in sintonia con il fratello, Francesco, previsto per mercoledì 30 luglio. Sulle orme del già affermato Quo Vadis, il percorso urbano che tocca i luoghi legati agli apostoli patroni di Roma, la Via di Pietro accompagnerà oltre 200 ragazzi per le vie di Roma, partendo dalla Basilica di Santa Pudenziana alle ore 9:30, per arrivare fino alla Basilica di San Pietro, dove i pellegrini parteciperanno alla Messa.
Cammino di fede e scoperta
L’obiettivo dei due momenti? “Restituire i santi patroni alla loro città, Roma”, racconta Alessandro Sortino ai media vaticani. Il libro, che rappresenta un suo viaggio personale e spirituale racconta le bellezze della Città Eterna attraverso le vicende di Pietro e Paolo. Nasce da una docu-serie televisiva, Le pietre parlano, in onda su TV2000 e dedicata alla memoria dei primi cristiani attraverso i luoghi della Capitale. Ma, come spesso accade, il racconto scritto prende poi una piega diversa, più intima, più esperienziale: "Mentre la serie era un documentario neutro – racconta l'autore – il libro è diventato il diario di un cammino. Il mio cammino, tra fede e scoperta."
“Pietre vive”
È durante la stesura de Il Dio Nuovo che nasce – su input di fra Agnello Stoia, parroco della Basilica di San Pietro – l’idea di un evento che si fa pellegrinaggio: Quo Vadis, un cammino urbano che ogni 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo, attraversa Roma ripercorrendo i luoghi simbolo della loro presenza. Due percorsi, due strade parallele che si snodano tra chiese, basiliche, mosaici e opere d’arte, fino a confluire in Piazza San Pietro. Alla fine del cammino, una pietra benedetta – un "sampietrino" – viene consegnata a ogni partecipante. Un gesto simbolico, ma denso di significato: "Come scrive Pietro nella sua lettera, 'sarete pietre vive'”.
La storia che cambia una vita
Il racconto di Sortino assomiglierà, piuttosto che ad una “spiegazione” scolastica, ad un racconto, una narrazione da “crime”, come nei servizi de Le Iene. Perché, in fondo, tutto parte da un uomo innocente ucciso, Gesù. Un corpo scomparso, “gli amici che si tirano indietro”, altri che restano. Un “giallo”, che si risolve con una rivelazione che “cambia completamente” una vita: “il corpo di Cristo non è da nessuna parte, perché è vivo”.
Contemporanei degli apostoli
Il libro restituisce a Pietro e Paolo una dimensione profondamente umana: "Sono figure imperfette – dice Sortino – uno fugge, l’altro partecipa all’omicidio del primo martire”. Ma è proprio in questo che sta la forza del loro racconto. Non santi perfetti, ma reali. Protagonisti di “storie che potrebbero essere oggetto di una serie di Netflix”. Vicine, quindi. Non a caso, conclude l’autore: "Un giorno ho chiesto all’intelligenza artificiale quante generazioni ci separano da san Pietro: circa 80. Non poi così tante. E allora sì, siamo un po’ contemporanei di questa storia”.
Lo spazio e il tempo di Roma e della Chiesa
Nel ricordare come l’idea di un cammino che ricalchi i passi di Pietro e Paolo a Roma raccolga “una suggestione” sia del cardinale Gambetti, arciprete della Basilica vaticana, che del cardinale Reina, vicario generale per la Diocesi di Roma, Francesco Sortino menziona ai media vaticani con “profonda commozione” la “carezza” che Papa Leone XIV dedicò a Quo Vadis. , nell’Angelus di domenica 29 giugno, che è servita da sprono ai due fratelli – "diverse professioni, stessa passione", raccontano con orgoglio – per allargare l’itinerario agli eventi del Giubileo. “Volevamo restituire lo spazio di Roma agli apostoli, è vero”, ribadisce Sortino ai media vaticani, “ma anche il kairos, il tempo della Chiesa".
La città di Dio
Il cammino del 30 luglio, che prenderà il nome di Via di Pietro si muoverà a partire dalla dalla Basilica di Santa Pudenziana, uno dei luoghi più antichi della cristianità romana. La tradizione vi colloca l’ospitalità dell’apostolo Pietro da parte del senatore Pudente. Accanto a lui, il giovane Marco prendeva appunti, destinati a diventare il primo Vangelo. “C’è un mosaico spettacolare del 410 circa, immediatamente successivo al Sacco di Roma quindi – racconta Sortino – che propone un modello diverso di vita e di civiltà: la Città di Dio”. Ovvero, Gesù, su un trono, “circondato da apostoli vestiti come senatori, e quindi in piena attività di governo”. E sullo sfondo una città che sembra ideale, che in realtà è la Gerusalemme del tempo. “Quindi la città degli uomini, diventa appunto la Città di Dio”. Titolo della contemporanea opera scritta da sant’Agostino.
Le catene di Pietro, fuse insieme
Da lì, i pellegrini proseguono verso San Pietro in Vincoli, dove si conservano le catene della prigionia di Pietro a in Terra Santa e a Roma, “miracolosamente fuse insieme” nelle mani di Eudossia Licinia, figlia di Teodosio II e imperatrice d’Occidente, e di Papa Leone I, secondo la leggenda. “Un bellissimo segno di unità, soprattutto per questi tempi”.
Capolavori artistici
E ancora, si arriva alla chiesa di Santa Francesca Romana, dove la tradizione colloca lo scontro tra Pietro e Simon Mago. Nella cripta si conserva una lastra marmorea con l’impronta del ginocchio dell’apostolo, simbolo della preghiera che avrebbe provocato la caduta di Simon Mago. Il cammino prosegue attraverso luoghi di grande impatto simbolico e spirituale: il Carcere Mamertino, legato alla memoria della prigionia di Pietro e Paolo; La Basilica di San Marco, un’antica domus ecclesiae oggi chiusa ma storicamente significativa; Santa Maria in via Lata, considerata una delle dimore romane dell’apostolo Paolo; e infine Santa Maria del Popolo, sorta sopra il mausoleo di Nerone e sede di due capolavori di Caravaggio – “che non era santo, ma che la strada, come loro, la conosceva bene” – ovvero La conversione di san Paolo e La crocifissione di san Pietro. Dall’arte alla liturgia: l’Eucarestia nel cuore del mondo cristiano, nella Basilica vaticana. Culmine di un cammino che unisce arte, storia, spiritualità e testimonianza.
Giovani uniti
"L’idea è che Roma accolga i giovani, certo, ma ci sono anche i giovani delle nostre parrocchie, che vivranno il Giubileo qui. E allora vogliamo aiutarli a rendersi maggiormente consapevoli del grande tesoro che c’è nella Capitale", sintetizza don Ciro, che insieme ai fratelli Sortino, si è occupato dell'organizzazione dei due eventi. Tuttavia, non è solo questione di logistica, ma di riscoprire le radici. "Ritornare un po’ alla nostra storia, come Chiesa romana. Facendoci aiutare da Alessandro, che ha scritto Il Dio nuovo, in cui racconta l’arrivo dei primi cristiani a Roma e le tracce che hanno lasciato." Perché, spiega, troppe volte si dà per scontato che i giovani sappiano: "Ma queste cose non gliele racconta nessuno. Forse le diamo per scontate, ma non è così. E allora vogliamo dare loro un’occasione per riscoprire il proprio tesoro, il proprio patrimonio." Il cammino, però, non sarà solo dei ragazzi romani. "Saremo coinvolti anche nell’accoglienza. Condivideremo questa esperienza con altri giovani: nella nostra parrocchia ospiteremo ragazzi della diocesi di Santa Maria di Leuca, dalla Puglia. Questo patrimonio non è esclusivo. La Chiesa è la Chiesa di tutti. Poterlo vivere insieme a loro è importante."
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