Carceri, quasi pronta la “Cappella Sistina di Nisida”
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Il titolo dell’opera viene da un’idea di Papa Francesco, che nell’ammirare un murale straordinariamente lungo realizzato dai ragazzi di Scholas – la Fondazione nata in Argentina proprio quando Jorge Mario Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires - per la Giornata Mondiale della Gioventù in Portogallo nel 2023, lo ribattezzò la “Cappella Sistina dei giovani”. Adesso anche a Nisida ci sarà una “Cappella Sistina” personale, realizzata dai giovani detenuti con 50 studenti dell’Accademia: “Abbiamo iniziato a dicembre e i lavori stanno per concludersi – racconta ai media vaticani Pablo Kuczynski, l’educatore della Fondazione che ha seguito il progetto – poi speriamo di poter fare un’inaugurazione che possa essere aperta alla comunità perché questo progetto è stato pensato dall’inizio per essere un incontro tra giovani diversi della stessa città”.
Un’opera monumentale
L’opera occupa un’intera sala molto grande: tutte e quattro le mura e il soffitto a volta, tanto che per essere realizzata è stato necessario un ponteggio. “Vi sono dipinti molti elementi caratteristici di Napoli – prosegue Kuczynski – ad esempio Partenope, la sirena che si dice abbia fondato la città, poi una coppia che lotta nel mare in tempesta aiutandosi reciprocamente, a ricordare che nessuno si salva da solo; c’è anche una parte sulla propria infanzia in cui hanno trovato spazio simboli delle proprie paure, dei propri fantasmi, e perfino l’immagine di un pavimento che si apre da cui fuoriescono orologi, a simboleggiare che un giorno nuovo può sempre arrivare”.
L’arte come incontro tra mondi
In una parete particolarmente umida, inoltre, è stato sistemato un mosaico le cui tessere sono “faccine” di ceramica realizzate dagli allievi di alcune scuole non solo di Napoli, ma anche di Benevento e di Roma che hanno aderito, e che raffigurano persone care, ma anche passioni e sogni: “È stato un modo per far avvicinare i giovani che vivono fuori alla realtà di quelli che vivono dentro – afferma l’educatore – l’arte è un luogo d’incontro tra mondi diversi, capace di rompere gli stigmi sociali e culturali”.
Il Giubileo della speranza “dentro”
Tanti giovani, quindi, per un progetto che sta vedendo la luce proprio nei giorni in cui si sta per celebrare il Giubileo dei Giovani, ma come lo si vive in carcere? “I ragazzi di Nisida lo vivono in modo molto personale – testimonia ancora Kuczynski – con quest’opera abbiamo cercato anche di far riscoprire loro la speranza, che è il filo conduttore di questo Anno Santo. La speranza di poter creare e di vedere realizzato qualcosa di proprio in un contesto come il carcere, in cui la società non crede e che tiene al margine, credo sia molto significativo ed è un messaggio che anche ai ragazzi è arrivato forte e chiaro”. Forte e chiaro per tutti, anche i giovani che per la prima volta sono entrati in carcere, come gli studenti delle Belle Arti: “Molti di loro hanno scoperto in sé una grande sensibilità e apertura all’altro, tanto che hanno deciso di continuare come volontari qui anche quando il progetto sarà finito”, ha concluso l'educatore.
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