Veglia per i migranti, Reina: appello alle coscienze perché l’altro sia accolto
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Sufyan, Qusnain, Muhammad, Sajjad, pakistani, annegati il 15 gennaio di quest’anno davanti alle coste del Marocco, mentre cercavano di raggiungere le isole Canarie, vengono ricordati nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, con una candela accesa. Con loro le oltre 300 persone morte nell’Oceano Atlantico, in quella tratta molto pericolosa, come Abubacar, maliano, Babou, della Mauritania, Fatima, ragazza marocchina, con il piccolo Zouhair. E poi Aster, donna etiopica, Ahmed, egiziano e Afeworki, eritreo, Sediqa dell’Afghanistan, annegati il 24 ottobre 2024 in un naufragio al largo di Sangatte, in Francia, mentre cercavano di attraversare il canale della Manica per raggiungere il Regno Unito. Con loro i 25 sudanesi ritrovati senza vita su camion nel deserto libico di Al Kufra, perché senza acqua né viveri, il 22 maggio scorso. Sono solo gli ultimi in ordine di tempo che sono morti di caldo e di stenti nel deserto, prima di raggiungere le coste del Mediterraneo. Come Rahma, Abdisalan e il piccolo Asaber, della Somalia, insieme agli oltre 200 di cui si ha notizia.
Più di quattromila le vittime nell'ultimo anno
Sono tra i 4158 profughi che dal giugno 2024 hanno perso la vita nel Mediterraneo e lungo le vie di terra, cercando di raggiungere l’Europa, alla ricerca di un futuro migliore, ricordati nella veglia di preghiera celebrata questa sera nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, con partecipanti anche nella piazza di fronte al tempio, e promossa, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, dalla Comunità di Sant’Egidio, insieme con Centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Simn–Scalabrini Migration International Network, Acli, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Acse.
La croce di legno dei barconi dei migranti
Portando all’altare la grande croce fatta con il legno dei barconi dei migranti, i partecipanti alla preghiera fanno memoria degli oltre 70mila morti e dispersi dal 1990 ad oggi nel tentativo di raggiungere l’Europa. Di questi oltre 32 mila hanno perso la vita dal 2015 ad oggi. Ricordati insieme a quanti sono caduti nel tratto tra Messico e Stati Uniti e in altri continenti. Yasmine, di 11 anni, dalla Sierra Leone, è stata salvata il 9 dicembre 2024 dopo aver lottato per tre giorni contro una tempesta, aggrappata a due camere d'aria. Ma altre 44 persone sono annegate nell’affondamento della barca, partita dalla Tunisia.
Reina: una vita che diventa morte, se incontra l'indifferenza
A presiedere la preghiera, il cardinale Baldo Reina, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, che nella sua omelia medita sulle parole dell’ultimo discorso di Gesù ai discepoli, riportato dal Vangelo di Matteo (Mt 25, 31-40), quello sul Giudizio finale. Se come i giusti gli chiediamo: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?”, vuol dire che l’abbiamo fatto spontaneamente. Ma nelle rotte dei migranti, sottolinea il cardinale vicario, se la loro vita “incontra l’indifferenza degli altri, si trasforma in morte. E i fratelli che oggi ricordiamo sono morti alla ricerca di futuro e speranza”. Non possiamo essere indifferenti a questo grido di vita e di speranza, aggiunge. “L’uomo è tale quando si accorge dell’altro”, perché formiamo un’unica famiglia umana. “Siamo Fratelli tutti, ci ha ricordato Papa Francesco. E Gesù ci dice che possiamo aspirare a ciò che più alto, l’eternità, ma solo se facciamo spazio all’altro”.
Le icone sacre e le "icone" di oggi
Stretti nella morsa dell’egoismo, chiarisce ancora Reina, “pensiamo che solo i nostri bisogni sono legittimi. E invece Gesù ci dice: accorgiti dell’altro”. E la preghiera di questa sera vuole essere un appello alle coscienze, “perché l’altro sia rispettato, amato, accolto e gli sia data possibilità di futuro”. Preghiamo perché le nostre coscienze non si addormentino, conclude il porporato, “e che ci facciamo carico delle gioie e delle sofferenze degli altri. Le icone sacre qui ai piedi dell’altare sono accanto alle icone di oggi, le fotografie dei volti sofferenti e degli sguardi incerti” di chi cerca speranza viaggiando verso l’Europa. “Ragioniamo con il comandamento nuovo di Gesù: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. E sposiamo la logica del Maestro, “io sono nudo, povero, carcerato, è un processo di identificazione, noi siamo questi nostri fratelli, siamo loro se ci facciamo carico delle loro sofferenze”.
Appuntamenti di preghiera in altre città italiane ed europee
Partecipano, nella basilica e all’esterno, rifugiati e profughi, parenti delle vittime, insieme a rappresentanti delle diverse comunità religiose presenti a Roma, con i loro fedeli. Sono previsti appuntamenti anche in altre città. Ieri, 17 giugno, una veglia di preghiera per fare memoria dei migranti morti nei viaggi verso l’Europa si è tenuta in Spagna, a Barcellona, e domani si terrà a Padova. Il 20 giugno si pregherà ad Antwerpen, in Belgio, e Budapest, in Ungheria. Sabato a Catania e domenica a Milano. Il 25 giugno, infine, a Trieste.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui