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Un sopravvissuto indica una casa distrutta dalle fiamme Un sopravvissuto indica una casa distrutta dalle fiamme

Nigeria, strage di sfollati nella parrocchia di Yelewata

Decine di uomini, donne e bambini morti tra le fiamme appiccate nella notte tra venerdì e sabato scorsi in un atto terroristico senza precedenti per ferocia e crudeltà. Padre Remigius Ihyula, coordinatore della Commissione sviluppo, giustizia e pace della diocesi di Makurdi: "Siamo sgomenti, terrorizzati. Grazie al Papa per le sue parole d'amore e vicinanza"

Federico Piana- Città del Vaticano

Decine di persone uccise brutalmente, senza alcuna pietà. Nella comunità della città di Yelewata, situata nell’area governativa di Guma ad est dello Stato nigeriano di Benue, nella notte tra venerdì e sabato scorsi i primi soccorritori si sono trovati davanti ad una mattanza. Raccontano che sul terreno hanno rinvenuto i corpi carbonizzati e quasi irriconoscibili di uomini, donne e persino bambini che non hanno fatto in tempo a fuggire dalle proprie povere abitazioni date alle fiamme poco prima della mezzanotte da diversi uomini armati.

Bilancio incerto

Il bilancio delle vittime è ancora incerto, le autorità sostengono che i morti sarebbero 50 mentre testimoni oculari hanno fatto sapere di averne contati quasi 200. 

Terrore senza fine

Tutti, comunque, facevano parte di un folto gruppo di sfollati interni ospitati nei terreni di una parrocchia che si prendeva cura di loro sostenendoli nelle necessità della vita quotidiana e donando loro calore ed affetto.«Siamo sgomenti, non abbiamo parole per esprimere tutto il nostro dolore per questo barbaro atto di terrorismo» dice ai media vaticani padre Remigius Ihyula, coordinatore della Commissione sviluppo, giustizia e pace della diocesi di Makurdi sulla quale ricade la competenza ecclesiastica di Yelevata.

Vittime cristiane

Tutte le vittime trucidate, rivela il coordinatore, erano «cristiani che vivevano in povertà, non avevano neanche una propria casa dove poter dormire. La missione cattolica li aveva accolti con amore donando loro ciò che poteva». Quando Leone XIV, ieri durante l’Angelus, ha espresso tutto il dolore della Chiesa universale per questo terribile fatto di sangue, la gioia a Makurdi si è diffusa in un modo incontenibile: «Siamo stati tutti profondamente toccati perché il Papa ha acceso i riflettori sulla situazione del nostro Paese. Ma dirò di più: le parole del Pontefice hanno influenzato positivamente anche le nostre autorità che ora sanno che il mondo ci guarda e aspetta che esse trovino una soluzione a questi problemi»

Sotto shock

La cittadinanza di Yelewata e i fedeli della Chiesa locale, comunque, in queste ore  sono completamente sotto shock anche se la popolazione purtroppo è abituata a questi atti di terrorismo che si inseriscono nello scontro ormai decennale tra agricoltori stanziali e pastori che si contendono l’uso delle terre a colpi di pistola ed incendi dolosi. «Ma questa volta è diverso — spiega padre Ihyula — perché la ferocia usata in questa occasione non si era mai vista in Nigeria. Dobbiamo ancora capire cosa sia realmente accaduto e perché».

Dati impietosi

Secondo alcuni dati diffusi recentemente da Amnesty international, negli ultimi due anni nello Stato di Benue ed in quello di Plateau sono state uccise quasi 10.000 persone mentre gli sfollati ammontano a oltre 450.000.Ieri, all’indomani delle proteste, migliaia di persone si sono riversate nelle strade di Yelewata per chiedere pace e giustizia, conferma il sacerdote: «E noi ne abbiamo veramente bisogno. Nella nostra diocesi il terrorismo ci ha costretto a chiudere numerose parrocchie e tante scuole perché non ci sentiamo sicuri. Nel tempo, abbiamo provato a costruire la pace ma è difficile: sembra che a pochi interessi davvero».

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16 giugno 2025, 14:34