“Il Giubileo”, una lettura dell’Anno Santo a partire dal kerygma
Debora Donnini – Città del Vaticano
Un “cammino di conversione” verso Gesù Cristo e l’amore ai fratelli. È la rotta che il Giubileo offre. A fare da bussola in questo processo di conversione sono le opere di misericordia spirituali e corporali. Questo il percorso del libro Il Giubileo di don Romano Matrone, classe 1942, per 30 anni missionario per lo più in Medio Oriente: Israele, Giordania, Siria, Libano, Egitto e Libia. È proprio la ricchezza di questa esperienza di missione, che lo ha portato a scrivere questo testo a partire dall’esperienza di annuncio del kerygma e dall’aver visto l’opera di cambiamento di vita in tante persone. Tra i luoghi dove don Matrone ha fatto catechesi c'è anche l’Iran dove ha sostenuto le piccole comunità cristiane proprio nell’anno della rivoluzione khomeinista del 1979. Un’esperienza, quella come missionario, di grazia e di fede molto forte. A mettere in luce la ricchezza di questo vissuto è nella Prefazione fra Zdzis?aw Józef Kijas, postulatore generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, che rileva come siamo circondati da amore, “portati sulle spalle di Gesù”. Ma la maggior parte di noi a volte “non ne ha la più pallida idea”. Il Giubileo è dunque un’occasione di ritorno al Signore. “Vivere l’Anno Santo”, scrive nel libro don Matrone, “non è un elenco di pratiche da fare”. Si tratta invece di “aprirsi alla riconciliazione che il Padre offre come un dono”: è “aprire il cuore a questa gratuità del suo amore e aprirsi ai fratelli”.
Speranza e Misericordia
Viene sottolineato anche il forte legame della speranza con la misericordia. Lo evidenzia nella presentazione il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro. “Siamo pellegrini di speranza - scrive - perché sperimentiamo la misericordia di Dio che non abbandona l’opera delle sue mani”. Il libro, corredato da una bella carrellata di foto di icone, ripercorre le origini del Giubileo nell’esperienza del popolo di Israele. Il richiamo a numerosi passi della Scrittura, la ricchezza di riferimenti ai Padri della Chiesa e all’etimologia dei termini in ebraico e in greco, aiutano a approfondire il valore del Giubileo per noi, oggi. Basti pensare al termine “misericordia” che in ebraico viene detta in alcuni casi hesed in riferimento all’amore fedele; altre volte rahamim, termine proveniente da rehem, utero, con riferimento all’amore viscerale di una madre verso i figli.
Il libro invita il lettore ad entrare, dunque, nella ricchezza dell’Anno Santo approfondendo le opere di misericordia spirituali e corporali. “La più difficile e la più ‘fuori moda’ di tutte le opere di misericordia spirituale”, scrive l’autore, è “correggere i peccatori”. Per affrontarla don Matrone si richiama a sant’Agostino che ci ricorda che “il padre anche quando ferisce ama. Non vuole che il figlio perisca”. E si richiama anche alla descrizione che fa Tommaso da Celano di san Francesco. L’autore, dunque, conduce attraverso la Sacra Scrittura per comprendere che “la correzione va fatta senza ira, con tenerezza, che è l’espressione dell’amore”. E, dunque, ne rintraccia una sfumatura interessante mettendola in relazione con l’educare; per camminare nella direzione giusta, “tirar fuori da ognuno l’intimo del suo essere”. In sostanza tutto nel libro, a partire dall’annuncio del kerygma, rimanda all’esperienza della Pasqua e, come Papa Leone XIV ha detto nell’, “è un dono da chiedere quello di saper vedere la certezza della Pasqua in ogni travaglio della vita e di non perderci d’animo”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui