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2025.06.16 Conferenza stampa di presentazione del Report 2025 di Caritas Italiana

Rapporto Caritas 2025: casa e cure mediche le principali emergenze

Presentato a Roma il report statistico di Caritas Italiana. Quasi 28mila in Italia le persone in condizioni di fragilità che hanno ricevuto un aiuto, +3% rispetto al 2023. Determinante il supporto dei volontari

Francesco RicuperoCittà del Vaticano

Sono state 277.775 le persone accolte e sostenute dai centri di ascolto e dai servizi della rete Caritas in Italia nel corso del 2024. Un numero in  crescita del 3 per cento rispetto al 2023 e del 62,6 per cento rispetto a dieci anni fa (2014). I dati sono stati diffusi nel corso della presentazione a Roma del Report statistico 2025 e del Bilancio sociale di Caritas Italiana. All’evento hanno preso parte, tra gli altri, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana, Vanessa Pallucchi, portavoce nazionale Forum Terzo Settore, e  don Marco Pagniello direttore di Caritas Italiana. I numeri contenuti nel report sono preoccupanti e, allo stesso tempo, significativi poiché colpiscono per la loro ampiezza e per la gravità delle situazioni che rappresentano; le informazioni provengono infatti da 3.341 servizi distribuiti in 204 diocesi pari al 92,7 per cento delle diocesi italiane.

Situazione sempre più difficile soprattutto per gli anziani

La povertà nel nostro Paese, dunque, è peggiorata nell’ultimo decennio e sta cambiando volto. Si tratta di un fenomeno sempre più radicato, cronico e multidimensionale, che colpisce lavoratori, famiglie e anziani. «In Italia — ha dichiarato ai media vaticani don Marco Pagniello — sono aumentati i poveri assoluti e crescono i cosiddetti working poor. Una condizione che interessa anzitutto famiglie con figli, donne e anziani, ossia le categorie più fragili della popolazione. Esistono contesti sociali in cui l’accesso ai diritti fondamentali — sanità, istruzione, lavoro dignitoso, casa — è negato o fortemente ostacolato». Un altro segnale allarmante è rappresentato dall’aumento delle richieste di aiuto da parte degli anziani, che sono raddoppiati in dieci anni, passando dal 7,7 per cento nel 2015 al 14,3 per cento nel 2024. «Questo ci deve far riflettere — spiega il direttore di Caritas Italiana — e ci deve aiutare a capire che viviamo in un momento che interpella la coscienza collettiva, spingendoci a non rimanere spettatori ma a scegliere, ancora una volta, di stare sulla soglia della storia, abitandone i margini, per trasformarli in luoghi di incontro e di affermazione della giustizia». Don Pagniello, inoltre, tende ad evidenziare che «con questo spirito, il Bilancio sociale si inserisce nel cammino sinodale della Chiesa che chiede a tutte le comunità di ascoltare e accompagnare i poveri come fratelli, scrivendo con loro nuove storie di riscatto e affermando, insieme, dignità e diritti. La missione di Caritas — prosegue — non si esaurisce, infatti, nell’assistenza immediata o nel sostegno a quei bisogni evidenti che raggiungono i nostri centri di ascolto. Le mense diocesane, gli empori e i numerosi servizi attivati sui territori sono il segno concreto di una carità che si mette al servizio della speranza».

Ascolta l'intervista a don Marco Pagniello

Determinante la rete di volontari in Italia

Un particolare ringraziamento il direttore di Caritas italiana lo rivolge ai volontari, “tanti uomini e donne che, nel nascondimento, ogni giorno fanno la propria parte soprattutto nel servizio d'accompagnamento delle persone presso i Comuni o i servizi sociali per ottenere qualche aiuto in più e, quindi, credo che questo sia il più grande servizio, perché è quello della prossimità, è quello della fraternità, è quello dell'amicizia sociale che tanto ci sta a cuore, ma penso anche al volontariato dei giovani che noi chiamiamo ad essere protagonisti del presente”.

Il sostegno ai Paesi in difficoltà

Molta attenzione da parte di Caritas italiana, inoltre, è rivolta alla realizzazione dei progetti educativi nel mondo in Ucraina o in altri Paesi in conflitto, non escluso il medioriente. "Oggi, in questa situazione, credo che la più grande opera – aggiunge il sacerdote - sia quella della preghiera per chiedere il dono della pace e il dono della conversione di tante menti, perché come sappiamo bene la guerra è sempre una sconfitta per tutti”. Dai dati contenuti nel report si evince, inoltre che in Europa, il nostro Paese si colloca al settimo posto per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale. Secondo l’Istat quasi 5,7 milioni di italiani (pari a 2,2 milioni di famiglie) si trova nelle condizioni di povertà assoluta. Ma non è solo la povertà economica che spinge a chiedere aiuto: il 56,4 per cento delle persone seguite vive almeno due forme di fragilità, il 30 per cento ne sperimenta tre o più.

Ascolta l'intervista a Carlo Roberto Maria Redaelli

Casa e cure mediche sempre più inaccessibili

All’interno del report sono presenti due focus tematici. Il primo riguarda il disagio abitativo, oggi una delle dimensioni più critiche della povertà. Nel 2024 — secondo l’Istat — il 5,6 per cento degli italiani vive in grave deprivazione abitativa e il 5,1 per cento è in sovraccarico dei costi, non riuscendo a gestire le spese ordinarie di affitto e mantenimento. Tra le persone seguite dal circuito Caritas la situazione appare molto più grave: di fatto una su tre (il 33 per cento) manifesta almeno una forma di disagio legata all’abitare. In particolare, il 22,7 per cento vive una grave esclusione abitativa (persone senza casa, ospiti nei dormitori, in condizioni abitative insicure), il 10,3 per cento presenta difficoltà legate alla gestione o al mantenimento di un alloggio. Il secondo focus, dedicato alle vulnerabilità sanitarie, sottolinea in primo luogo il tema della rinuncia sanitaria: in Italia — sempre secondo l’Istat — circa 6 milioni di italiani (il 9,9 per cento della popolazione) hanno rinunciato a prestazioni essenziali per costi o attese eccessive. Tra le persone accompagnate dalla Caritas la situazione appare più complessa: almeno il 15,7 per cento manifesta vulnerabilità sanitarie, spesso legate a patologie gravi e alla mancanza di risposte da parte del sistema pubblico. Molti di loro fanno esplicita richiesta di farmaci, visite mediche o sussidi; altri invece non formulano richieste specifiche, lasciando presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato.

Combattere la povertà educativa

Ma quanto è importante la scolarizzazione per arginare le forme di povertà in Italia? “Certamente è molto importante – ammette monsignor Redaelli – all’inizio non sembra perché si pensa che basta dare dei soldi a chi deve pagare l'affitto o a chi si trova in difficoltà per il lavoro. Ma in realtà quanto più una persona ha una competenza, quanto più riesce anche a utilizzare gli strumenti. Una difficoltà che avvertiamo nei nostri centri di ascolto è l’orientamento ai servizi sociali o per esempio aiutarli a usare lo spid. Molti fanno una grande fatica in questo in questo senso e così si rischia di trovarsi in una povertà che si cronicizza e che diventa anche una povertà familiare. Quindi aiutare ad avere anche più consapevolezza - conclude - dà maggiore cultura e sicuramente può aiutare molto magari non sull'immediato ma, sul medio-lungo periodo”.

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16 giugno 2025, 14:40