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Un momento dell'incontro a Praga dei portavoce delle conferenze episcopali Un momento dell'incontro a Praga dei portavoce delle conferenze episcopali 

CCEE, la speranza nell’Europa di oggi si comunica generando empatia

La città di Praga ha ospitato dal 3 al 5 giugno scorsi l’incontro degli addetti stampa e portavoce delle conferenze episcopali d’Europa: compito dei professionisti del settore non più solo informare sulle attività della Chiesa, ma riempire con creatività il vuoto di conoscenza religiosa provocato dalla secolarizzazione

Vatican News

C’era una volta il portavoce di una conferenza episcopale, capace di riferire le notizie di competenza con puntualità e rigore giornalistico, muovendosi in un contesto fatto di codici e ritmi conosciuti e abbastanza stabili. Quella figura è ormai superata dall'“invasività del digitale” e dalla “crisi di fiducia nelle istituzioni” e soprattutto è mutato lo scenario in cui il portavoce di un episcopato può esercitare il suo ruolo, tenuto conto quella certa desertificazione sociale creatasi attorno al messaggio cristiano. È fondamentale dunque che quella stessa funzione sia svolta oggi con “una maggiore creatività” e che il portavoce nell'era multimediale e social sappia “parlare delle cose che interessano e generare empatia, non solo nei modi, ma anche nei contenuti”.

I partecipanti all'incontro della CCEE a Praga
I partecipanti all'incontro della CCEE a Praga

Comunicare con gioia

A tracciare il nuovo identikit è stato Daniel Arasa, decano della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce, che nei giorni scorsi a Praga ha aperto l’incontro dei portavoce delle Conferenze episcopali europee, giunti in Repubblica Ceca da una trentina di Paesi. Il seminario - secondo quando riferito da una nota del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE), organizzatrice dell'incontro assieme ai vescovi locali - è stato incentrato sul tema "Comunicare la speranza nell'Europa di oggi". Arasa ha analizzato il contesto attuale in cui si muove la comunicazione istituzionale dei vescovi europei individuando, anzitutto, la necessità di un “rimboschimento culturale” nel continuo evolversi delle forme e dei canali, per cui chi informa sulla Chiesa sa di dover anche, ha detto, “riempire il vuoto di conoscenza religiosa provocato dalla secolarizzazione“.  Secondo il decando della Santa Croce, quattro sono le qualità che deve curare un comunicatore, la sua formazione, il servizio nel rapporto tra governo e comunicazione, l’unità e la ricerca di un obiettivo comune e il fatto si saper “comunicare con gioia”.

Alessandro Gisotti durante il suo intervento
Alessandro Gisotti durante il suo intervento

Gisotti: lo stile di Agostino, chiave della comunicazione di Leone XIV

Il vicedirettore editoriale dei media vaticani, Alessandro Gisotti, si è soffermato durante la seconda sessione sul tema della Comunicazione da Papa Francesco a Papa Leone, per evidenziare punti comuni ai due Pontefici. Tra questi, si legge nella nota, “il primato dato all’ascolto nella comunicazione, la necessità di annunciare il Vangelo a tutti e un approccio sinodale anche nel modo di comunicare”. Secondo Gisotti - che ha posto fra l’altro l’accento sul pensiero e la spiritualità agostiniani “come chiave di lettura imprescindibile per comprendere la visione sulla comunicazione di Robert Francis Prevost” - alcuni temi come “il silenzio, la ricerca del mistero, il sermo humilis (ovvero l’impegno a parlare con un linguaggio adatto, chiaro e comprensibile a tutti) saranno le direttrici dello stile comunicativo di Leone XIV”. D’altra parte, ha notato il già direttore della Sala Stampa vaticana, per la prima volta nella storia della Chiesa c’è un Papa “che utilizzava personalmente i social media prima di essere eletto alla Cattedra di Pietro” e lo stesso cardinale Prevost, ha soggiunto, “ha sempre mostrato un grande interesse per le nuove tecnologie richiamando già più volte ad un uso etico e responsabile dell’Intelligenza artificiale”. Questo, per Gisotti, farà sì che anche nel “continente digitale”, Papa Leone “eserciterà il suo ruolo di pontefice, ‘costruttore di ponti’, impegnandosi a favorire il dialogo e la comunione nel mondo sempre più polarizzato dei social network”.

Testimonianze di professionisti

L‘ultima sessione dell’incontro di Praga ha affrontato il tema: “Il giornalista e la comunicazione vaticana”. A parlarne sono stati due giornalisti, Javier Martínez-Brocal,  corrispondente dal Vaticano del quotidiano spagnolo ABC e Josef Pazderka, caporedattore del ?eský rozhlas Plus, la radio statale ceca. Martínez-Brocal ha condiviso la sua esperienza di vaticanista a contatto del Papa, accompagnato anche in molti viaggi all'estero, mentre Pazderka ha illustrato i punti principali del lavoro di un giornalista per i media del servizio pubblico, soprattutto nella Repubblica Ceca, considerata il Paese più secolarizzato d'Europa, e le sfide che deve affrontare quando copre eventi legati alla Chiesa, corredando il suo intervento con “diverse raccomandazioni per migliorare la comunicazione della Chiesa per una comunicazione più efficace e pertinente”.

La nota della CCEE ricorda che i partecipanti dell'incontro hanno avuto anche l'opportunità di discutere insieme di altre questioni e di scambiare esperienze, condividendo anche momenti culturali e la partecipazione alla Messa. Il prossimo appuntamento è stato fissato dal 5 al 7 maggio 2026.

Copyright foto: ?lověk a Víra

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06 giugno 2025, 13:10