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Ucraina, il vescovo Vitalij Skomarovskyj, presidente dei vescovi ucraini di rito latino Ucraina, il vescovo Vitalij Skomarovskyj, presidente dei vescovi ucraini di rito latino 

Ucraina, il capo dei vescovi latini: grazie a Leone XIV per il suo sostegno

Monsignor Vitalij Skomarovskyj parla ai media vaticani di come il Paese in guerra abbia vissuto i giorni di attesa del nuovo Papa: speriamo possa presto venire da noi in una terra finalmente in pace

Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano

La Chiesa ha un nuovo Pastore universale ma il magistero sulla pace è in piena continuità. Gli ucraini hanno apprezzato la solidarietà e la vicinanza di Leone XIV al loro Paese insanguinato da un lungo conflitto, in particolare quelle parole su una “pace giusta e duratura”, le stesse usate infinite volte da Papa Francesco. “Non ho mai dubitato che il Papa, chiunque eletto, avrebbe continuato a sostenere l'Ucraina, perché è un sostegno alla pace, alla fine della guerra”, confida ai media vaticani monsignor Vitalij Skomarovskyj, presidente della Conferenza dei vescovi ucraini di rito latino, che spiega la trepidazione dei suoi connazionali durante i giorni della Sede vacante.

Eccellenza, con quali sentimenti i fedeli ucraini hanno atteso l'elezione del nuovo Papa e quali sono state le sue prime impressioni su quanto Leone XIV ha detto al Regina Caeli di domenica scorsa?

Noi non stavamo semplicemente aspettando l'elezione del nuovo Papa, noi pregavamo con fervore per questo. Tutta la nostra Chiesa, tutta la gente. E dunque il momento dell'elezione, che peraltro è durato poco, è stato percepito come una risposta alla nostra preghiera. Tutti sono stati molto felici e il fatto che il Santo Padre abbia menzionato fin dall'inizio l'Ucraina, la guerra, la sofferenza del popolo ucraino, dimostra che ne è ben informato. Domenica scorsa ha parlato anche di cose che non soltanto per noi sono un grande dolore, giacché per tutto questo tempo la Santa Sede ha dato aiuto in particolare per la liberazione dei prigionieri e il ritorno dei bambini deportati. Il sostegno del Papa al raggiungimento di una pace “autentica, giusta e duratura” è molto importante per noi. Non ho mai dubitato che il Papa, chiunque eletto, avrebbe continuato a sostenere l'Ucraina, perché è un sostegno alla pace, alla fine della guerra. È la cosa che più speriamo. E un’altra cosa importante è che il nostro presidente ha parlato con il Papa e lo ha invitato qui da noi. Questo è un altro motivo per cui auspichiamo con ancor più forza la pace, perché questo permetterebbe alla visita del Papa di diventare realtà. Nelle condizioni attuali non sarebbe possibile svolgerla così come dovrebbe, dunque speriamo che la guerra finisca e che lui possa venire in Ucraina e noi gioire per questo dono di pace che chiediamo da tanto tempo.

Come si sente in generale la popolazione ucraina in questa fase della guerra? Tutti parlano di tanta stanchezza…

Naturalmente, tutto ciò che si dice sulla stanchezza è vero. È una situazione che dura da tanto tempo. Chi sta combattendo ha la sua stanchezza, chi aspetta il ritorno dal fronte dei propri cari ha la sua. Anche chi li ha persi sta vivendo il proprio dolore. Questa non è una situazione normale per nessuna persona, non lo è per la sua salute mentale, visto che ci manca del tutto un senso di sicurezza. Quindi, oltre che un effetto negativo, tutto questo provoca un effetto doloroso sullo stato della nostra gente. E d'altra parte dobbiamo continuare a vivere, dobbiamo lottare, dobbiamo difenderci, e coltiviamo questa forza, questa speranza di riuscire a riavere la nostra indipendenza. Ma, lo ripeto ancora una volta, più di tutto è il dono della pace quello più atteso dall’Ucraina. Lo desideriamo e preghiamo che Dio ci aiuti in questo.

 

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13 maggio 2025, 11:29