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L'area dei Campi Flegrei che continua a tremare L'area dei Campi Flegrei che continua a tremare

Terremoto, il carcere di Pozzuoli resta chiuso. La Chiesa accanto alle detenute

A un anno di distanza dal sisma che colpì l’area dei Campi Flegrei il 20 maggio 2024 decretando la chiusura dell’istituto di pena femminile di Pozzuoli, la permanenza di eventi sismici nell’area impediscono l’inizio dei lavori di ristrutturazione. L'ultima scossa domenica scorsa. Il cappellano don Fernando Carannante: non le lasciamo sole

Roberta Barbi - Città del Vaticano  

Le ultime due scosse rilevanti – rispettivamente di magnitudo 4.4 e 2.1 – avvertite anche a Napoli, risalgono ad appena una settimana fa, quasi a voler celebrare in anticipo il primo anniversario del sisma che determinò l’anno scorso la chiusura del carcere femminile di Pozzuoli, fino ad allora fiore all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria e una delle quattro strutture esclusivamente femminili – ossia pensate per le donne – presenti nel nostro Paese. “Sono stati stanziati dal commissario 12 milioni di euro per i lavori – fa il punto con i media vaticani don Fernando Carannante, cappellano nell’istituto di pena per ventiquattr'anni – ma con l’attività sismica ancora in atto non è possibile cominciare. Anche la nostra diocesi, Pozzuoli, ha dovuto chiudere alcune chiese e un centro Caritas con alcuni ambulatori medici che servivano anche il carcere. I fondi dovrebbero servire per il recupero sia dell’istituto penitenziario che della chiesa di Sant’Antonio, esterna ma nella struttura muraria. Per ora, però, siamo ancora nella fase di svuotamento del carcere dagli oggetti”.

Ascolta l'intervista con don Fernando Carannante:

Una nuova vita a Secondigliano

Per quanto riguarda le persone, invece, il carcere di Pozzuoli era stato svuotato in fretta e furia e le detenute trasferite immediatamente altrove, alcune fuori Regione; un problema fortunatamente superato, come testimonia il cappellano: “Nel giro di pochi mesi sono tutte tornate qui vicino, stiamo aspettando il trasferimento delle ultime dalla Giudecca di Venezia – racconta – attualmente a Secondigliano sono 110 le ‘nostre’, laggiù ci hanno accolto con grande cura e attenzione in un padiglione esterno a quello maschile, c’è collaborazione con tutti, dalla direzione ai cappellani”.

L’appello del cappellano: ricominciare al più presto le attività

La situazione di Secondigliano, però, è ben diversa da quella di Pozzuoli: “Purtroppo qui si vive solo di attività quotidiane: cella, ora d’aria, un po’ di palestra e di ballo – è la denuncia di don Fernando – c’è una situazione difficile di sovraffollamento, ambienti piccoli, che causano anche stress nel personale penitenziario. Mancano attività trattamentali che sono il fondamento della vita in un carcere”. Il vuoto più incolmabile è quello della torrefazione delle Lazzarelle, fiore all’occhiello dell’economia carceraria italiana, eccellenza premiata con un’onorificenza al merito della Repubblica dal Presidente Mattarella, che a Secondigliano non riesce a ricominciare: “Hanno destinato alle Lazzarelle un ambiente, che per ora usiamo noi per la Messa, ma nel momento in cui riusciranno a riprendere le attività ci sposteremo volentieri in corridoio – afferma il cappellano – noi intanto abbiamo ripreso la boutique rosa per reperire quello che serve a queste donne, l’assistenza spirituale con la catechesi e la Messa il sabato mattina, cui partecipano anche alcune detenute trans che finalmente con noi si trovano a loro agio”.

La ripresa della scuola

L’unica attività che da Pozzuoli si è riuscita a trasferire rapidamente nella casa circondariale di Napoli è la scuola: “Molte donne possono frequentare le elementari o le medie – racconta ancora il sacerdote – la maggior parte di loro sono italiane, ma ce n’è una ventina di straniere per cui questa opera di alfabetizzazione è particolarmente importante”. In questa situazione di disagio alcune detenute hanno così potuto esprimersi attraverso la scrittura: una, ad esempio, in occasione della scorsa Quaresima, ha voluto cimentarsi con una piccola riflessione per l’ottava stazione della Via Crucis, quella in cui Gesù incontra, appunto, le donne, raccontando anche un po’ di sé.

Ascolta la riflessione dell'ottava stazione della Via Crucis:

Una Pastorale itinerante

Mai come in questo periodo, don Fernando e i volontari di Pozzuoli sono sempre in movimento per assicurare vicinanza e conforto a tutte le detenute: “Finché non ci sarà un decreto pubblico che sposterà tutto a Napoli, la Chiesa di Pozzuoli ci sarà. Sarà presente come lo è ora, con il nostro vescovo monsignor Carlo Villano, che ha visitato le ragazze a Secondigliano rivolgendo loro parole di speranza e loro gli hanno scritto una lettera per ringraziarlo”, ha concluso il cappellano.  

Ascolta la lettera scritta dalle detenute al vescovo:

 

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20 maggio 2025, 08:00