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L'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma L'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma

Le Università Cattoliche in rete per la ricerca

In occasione del centenario della Fiuc, si è svolto a Roma un evento promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, i cui partecipanti sono stati prima ricevuti dal Papa. Il rettore Anelli: “Ci ha ricordato che l’umanesimo è la cifra di identità degli atenei cattolici”

Vatican News

A cento anni dalla nascita della , la Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, si è tenuto ieri 19 gennaio, a Roma, nella Curia generalizia della Compagnia di Gesù, il convegno dal titolo “History, Legacy and Perspectives: the Role of a Network of Catholic Universities in Research Development”, evento promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in dialogo con gli Atenei Internazionali, per sviluppare insieme le future prospettive scientifiche. I partecipanti, prima dell’incontro, sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco.

L’udienza con il Papa

“Il Santo Padre – ha commentato il rettore della Cattolica, Franco Anelli – nel dialogo diretto con i rappresentanti delle università cattoliche ha ricordato che l’umanesimo, un umanesimo che si inserisce in modo esplicito nel quadro dei valori cristiani, è la cifra di identità delle università cattoliche”. “Nel denso discorso preparato per l’occasione – ha aggiunto il professore – questa idea di partenza viene specificata esortando le università cattoliche a perseguire le azioni educative consapevoli dei fini cui tendono, l’insegnamento universitario come strumento di formazione, piena e completa della persona; a essere coraggiosamente aperte al mondo; a essere promotori di dialogo e di confronto in un contesto che vede insorgere ogni giorno nuove barriere e nuove conflitti”.

Autonomia e inclusione 

Il rettore Anelli ha aperto il convegno che è stato poi introdotto dalla presidente della FIUC, Isabel Capeloa Gil, e concluso dall’intervento del pro rettore vicario dell’Università Cattolica, Pier Sandro Cocconcelli. Le categorie con cui interpretare la natura il destino delle università cattoliche, sono due: autonomia e inclusione, ha indicato Anelli nel suo intervento iniziale. Autonomia intesa come “governo delle diverse regioni della conoscenza umana; la specializzazione dei saperi è un tratto irrinunciabile dell’incremento vertiginoso delle conoscenze umane. Siamo talvolta atterriti dalla miriade di discipline e sotto-discipline e spaventati dal rischio di frammentazione e incomunicabilità”. L’inclusione, ha proseguito, “è una dimensione valoriale meta-teorica, che non interviene nelle singole discipline ma ne rende viva e ricca di significato la loro applicazione. Studiare, insegnare, lavorare in una università cattolica significa essere all’interno di un progetto più ampio, che conferisce senso ai nostri ruoli”. “Soli e isolati – ha quindi aggiunto Anelli – possiamo fare poco; forse sopravvivere, in una continua lotta di retroguardia contro potenziali competitor che hanno accesso a capitali astronomici e infrastrutture informatiche eccellenti”.

Il futuro è nella ricerca

Perché la ricerca è la chiave e la via del futuro delle Università, è stato l’interrogativo proposto da Cocconcelli. “La collaborazione internazionale – ha detto – stimola le attività di ricerca e l’impatto che essa può avere nelle società”. L’indicazione di Cocconcelli è stata che “non si possono affrontare le questioni globali senza la ricerca, l’innovazione tecnologica e l’integrazione della conoscenza”. Le Università in generale, quelle cattoliche in particolare, è stata la conclusione, “hanno di fronte sfide e opportunità: il particolare contesto geopolitico, la sicurezza della conoscenza, l’attrazione di accademici dall’estero, le politiche e gli incentivi all’istruzione superiore. In questo contesto è essenziale fare rete, condividere obiettivi e percorsi multidisciplinari di ricerca e di studio, soprattutto attraverso il lavoro e l’impegno dei giovani ricercatori”.

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20 gennaio 2024, 11:14