Instabilit¨¤ nel Sahel, la vera causa ¨¨ la ±è´Ç±¹±ð°ù³Ù¨¤
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
L'aumento della violenza nella regione del Sahel, è più il risultato di un accesso iniquo alla ricchezza che di scontri di carattere religioso. È quanto emerge da un nei giorni scorsi dal Catholic Relief Services (Crs), l¡¯organismo caritativo dei vescovi degli Stati Uniti per gli aiuti ai Paesi d¡¯oltremare. Negli ultimi anni questa regione dell¡¯Africa nord-occidentale è diventata teatro di un¡¯escalation di violenze da parte di diversi gruppi armati jihadisti che, secondo i dati Onu, hanno causato una delle più gravi crisi umanitaria del momento. Eppure l¡¯estremismo religioso non sembra essere il fattore determinante dell¡¯instabilità, secondo il rapporto intitolato "Steps Towards Peace¡± e frutto di una serie di interviste e sondaggi condotti lo scorso aprile tra agricoltori, pastori, milizie locali e leader religiosi e tradizionali nei tre Paesi epicentro delle violenze: Mali Burkina Faso e Niger. Molti degli intervistati si schierano infatti contro l'estremismo religioso. Nonostante i cattolici rappresentino una piccola percentuale della popolazione totale del Sahel, la Chiesa è rispettata indipendentemente dalla fede di appartenenza ed è vista come un attore neutrale, obiettivo e non politico in tutta la regione.
Le disuguaglianze e i disagi dei giovani
"Il nostro rapporto evidenzia il fatto che, sebbene la crisi possa essere dipinta da alcuni come di natura religiosa o etnica, in realtà è il risultato della disuguaglianza percepita e di un crescente malcontento nei confronti del governo", ha spiegato alla presentazione Jennifer Overton, direttore regionale del CRS per l'Africa occidentale. A spingere molti giovani ad arruolarsi nelle fila dei gruppi armati è quindi la povertà: ¡°Gli jihadisti e i gruppi della criminalità organizzata sfruttano i poveri e i disoccupati, il malcontento comune e la sfiducia nei confronti dei leader politici nazionale per reclutare combattenti", afferma il Crs. ¡°I leader comunitari e religiosi, sia musulmani che cristiani, si sono battuti per l'unità e la resistenza pacifica e di conseguenza sono l'obiettivo degli omicidi nel tentativo di minare la loro influenza¡±
¡°Che si si tratti di musulmani, cristiani, cattolici, protestanti o di seguaci delle religioni tradizionali africane, il terrorismo non ha risparmiato nessuno" ha sottolineato alla presentazione monsignor Laurent Dabire vescovo di Dori e presidente della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger.
Secondo il Crs, presente nella regione da più di sei decenni, occorre quindi investire di più nel consolidamento della pace e un maggiore coinvolgimento di donne, giovani e leader locali nei processi per risolvere le crisi nella regione: ¡°L¡¯estensione e la portata delle violenze superano infatti la capacità dei leader politici governativi e locali di coordinare una risposta efficace"
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